La storia di Salvatore Giuliano che non si insegna a scuola
Sui libri di storia nei vent’anni di carriera di prof, credo di aver trovato il nome di Salvatore Giuliano un paio di volte o poco più. Un personaggio controverso e affascinante che ha rappresentato uno spaccato di storia italiana, quella che ha radici profonde e che riguarda le identità territoriali.
Sebbene la vicenda del bandito Giuliano, “Turiddu” come era soprannominato, inizi con il 1943 con l’uccisione di un carabiniere che lo costringe alla latitanza, la sua storia si lega al gruppo dei separatisti che volevano una Sicilia indipendente e alla strage di Portella della Ginestra. Il primo maggio 1947 Giuliano e i suoi uomini spararono sui contadini radunati per festeggiare, compagni per cui si era battuto, con cui lottava per la riforma agraria e l’onore della sua terra. Il Robin Hood della Sicilia, da eroe divenne traditore e ricercato.
Salvatore Giuliano venne ritrovato cadavere 5 luglio 1950 a Castelvetrano. La notizia della sua morte sarà per anni raccontata come un incidente durante un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine. Si scoprirà, invece, che Salvatore Giuliano fu vittima della Mafia e di un torrido intrigo tra Cosa Nostra e Stato.
Eppure sui libri di storia non si trova nulla di lui, se non forse un accenno ogni tanto, quando si parla di Mafia.
Quando lo vidi la prima volta a teatro rimasi colpita: si può fare lezione di storia attraverso il musical!
Ho pensato ai miei studenti di scuola media e avrei voluto che fossero lì con me, quando al Teatro Nuovo la Compagnia della Marca mise in scena Salvatore Giuliano, Musical di Dino Scuderi per la regia di Roberto Rossetti. Sul palco, il performer Francesco Properzi e in sala ad applaudirlo il primo Salvatore Giuliano, Gianpiero Ingrassia.
Il 13 aprile scorso, in pieno lock down, Molise Spettacoli e MediterrArea aderirono all’iniziativa di pubblicare on line gli spettacoli teatrali ed andò in onda una diretta streaming sulla pagina Facebook di Salvatore Giuliano il Musical, coordinata da Flaminio Boni.
Giampiero Ingrassia, il primo ad interpretare il bandito con accanto Barbara Cola, era sul palco virtuale di You tube (la versione era del primo musical per la regia di Giampiero Cicciò) e Francesco Properzi questa volta in poltrona (quella di casa sua, come tutti noi) ad applaudirlo. Un’iniziativa importante che ha permesso ad altre persone, che non avevano ancora visto lo spettacolo, di guardarlo comodamente dal proprio divano.
In questo particolare momento che stiamo vivendo, mi piace pensare che torneremo a teatro per spettacoli culturali di spessore, vicende dimenticate e di carattere storico.
La storia, raccontata sul palcoscenico, ha successo, affascina e coinvolge! Come se anche il pubblico avesse sete di conoscere, di approfondire, di lasciarsi guidare all’interno delle pagine “di un libro animato”, dove fatti e personaggi sono lì, a raccontare come sono andate davvero le cose.
Guardate il successo di Six. In chiave moderna ci racconta le vicende delle mogli di Enrico VIII. E chi si ricorda di Enrico VIII? Al massimo abbiamo un vago ricordo scolastico. E proprio se siamo stati degli studenti modello ricorderemo solo Anna Bolena e non certo le altre cinque donne.
L’arte fa questo: fa scuola e piace di più! non solo mi piacerebbe che si riaprissero i teatri, ma che le scuole aprissero le porte ai teatri. vorrei che l’andare a teatro facesse parte del programma scolastico abituale, come l’analisi logica e le tabelline.
Non mi stupirei se qualcuno scrivesse un musical su Garibaldi o Cavour, su Giacomo Matteotti o sulle donne del nostro paese, da Rita Levi Montalcini a Maria Montessori.
La storia è ricca di figure significative: se siamo fortunati le impariamo sui libri di scuola, altre volte, invece, dobbiamo cercarle nei film, nella letteratura e nel teatro.
L’arte dovrebbe avere sempre più questo ruolo: colmare dove la scuola non arriva, far arrivare allo spettatore una storia poco nota o di cui si ha un lontano ricordo nozionistico senza neanche saperlo collocare nel tempo e renderla attuale, moderna, viva, parte integrante del sapere di ciascuno.
Una sorta di magia dell’apprendere, che si può capire solo con uno intenso spettacolo, un buon libro e una pellicola di qualità.
Sarah Pellizzari Rabolini
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