Gli Starkid salutano la saga che gli ha dato la fama
This is the last time…
11 agosto 2012. A Chicago, alla convention LeakyCon, va in scena l’ultimo capitolo della saga iniziata tre anni prima con “A Very Potter Musical“. Il titolo? “A Very Potter Senior Year”.
“A Very Potter Senior Year” è scritto da Matt e Nick Lang, e Brian Holden, con canzoni di Clark Baxtresser, Pierce Siebers e A. J. Holmes. Alcune canzoni sono riprese dai precedenti musical, e sono quindi state scritte anche da Darren Criss. A quel tempo l’attore era già impegnato in “Glee” e aveva ottenuto fama mondiale. Tuttavia tornò per riprendere il ruolo del Prescelto in quest’ultima produzione. Purtroppo non riuscì a interpretare la parte anche nella colonna sonora, che in quell’occasione fu cantata da Clark Baxtresser.
Rispetto alle altre due parti della serie, questo spettacolo doveva essere una semplice lettura dei copioni di fronte al pubblico. In realtà gli Starkid decisero di fare un passo in più e recitare utilizzando i loro copioni, con l’aggiunta di alcuni costumi. Avendo a disposizione pochi oggetti di scena, gli ambienti e le situazioni sono ricreati oltre che dalle interazioni degli attori con lo spazio anche attraverso l’intervento di un narratore che introduce le singole scene e le commenta. Il narratore (Bob Joles) coi suoi commenti crea inoltre nuove gag metatestuali.
Questa produzione nello specifico può essere vista come una prova di maestria da parte del gruppo che l’ha messa in scena: i membri del cast ebbero solo due giorni per provare. Vi sembra poco? Beh, pensate che Darren Criss ebbe invece solo poche ore per imparare le proprie canzoni, prima che cominciasse lo show! E nonostante ciò e un malfunzionamento al suo microfono, che nel montare la registrazione pubblicata su YouTube rese necessario l’utilizzo di audio estrapolato da altri microfoni, la sua interpretazione del mitico HP resta stellare. Come anche quelle di tutto il resto degli attori.
Tutti gli attori che avevano già partecipato alle prime due produzioni tornarono per riprendere i loro ruoli, tranne Bonnie Gruesen, che aveva interpretato Hermione Granger.
Al suo posto nella parte della strega c’è Meredith Stepien. Lo spettacolo merita attenzione anche perché comprende quasi tutti gli interpreti che hanno lavorato con gli Starkid. Quindi aspettatevi il ritorno di tutti i personaggi già apparsi nei precedenti musical e l’apparizione di tutti quelli presenti nei libri che ancora non avete visto. E quando dico “tutti” intendo DAVVERO tutti.
Oltre a ciò nella messa in scena di Chicago è presente anche un’interprete molto speciale, ovvero… Evanna Lynch! Per chi non fosse familiare con la saga cinematografica di Harry Potter, l’attrice interpreta in quattro film Luna Lovegood, amica dei protagonisti. In questo musical Evanna, amica di Devin Lytle (Cho Chang), riprende il suo ruolo.
Come al solito, la trama dello spettacolo si basa su diversi libri di Harry Potter. In questo caso i più citati sono “La Camera dei segreti”, “Il Principe Mezzosangue”, “Il Calice di fuoco” e “I Doni della Morte”.
(da qui segnaliamo la presenza di spoiler dei primi due musical)
È l’ultimo anno di Harry Potter e i suoi amici ad Hogwarts (il cosidetto “Senior Year“). Per cinque anni lui, Ron (Joey Richter), Hermione e tutto “l’esercito di Silente” (Dylan Saunders) hanno combattuto contro i Mangiamorte rimasti dopo la morte di Lord Voldemort.
La fama di Harry a scuola viene messa in dubbio nel momento in cui arriva un nuovo professore, Gilderoy Allock (A. J. Holmes), autore di grandi saghe young adult come “Hunger Games” e idolo delle ragazze (compresa Hermione). Harry si rende conto di rischiare di cadere nel dimenticatoio, con tutti i suoi nemici ormai sconfitti, e decide quindi di rinnovarsi.
La prima cosa che fa è lasciare Ginny (Jaime Lyn Beatty) con cui ha avuto una relazione per cinque anni. La ragazza inizia a riversare le sue frustrazioni in un diario che Harry le ha regalato prima della loro separazione e che si scopre essere un artefatto magico contenente l’anima del suo precedente proprietario, un certo Tom Riddle (Joe Walker).
Nel frattempo, Harry è impegnato nella lotta come Caposcuola contro Draco Malfoy (Lauren Lopez) e deve risolvere il mistero della Camera dei Segreti. Ma può davvero portare avanti per sempre la propria fama, in un mondo in rapido cambiamento? Ed è giusto aggrapparsi alle glorie del passato, senza guardare al futuro?
Insomma… Una botta di esistenzialismo inaspettata, da una serie parodistica.
Credo che i forti temi portati dal musical siano uno dei suoi grandi pregi.
Pur mantenendo i loro toni comici e parodistici, gli Starkid affrontano questioni importanti come la fine dell’infanzia e la necessità di crescere. Temi incarnati principalmente nel personaggio di Harry. Il Prescelto, che fino a quel momento si è visto come il beniamino della scuola, è costretto ad affrontare il declino della propria stella.
Essendo tutti i personaggi cresciuti, Harry, che è rimasto agli atteggiamenti dei primi due musical, risulta completamente fuori luogo. In una scena riprende una delle battute dell’ultimo musical, intonando la canzone “Hermione can’t draw”, e Cho commenta “Non è più divertente, è solo insensibile!”. Harry, impegnato a combattere i suoi nemici e ad essere un eroe, è rimasto indietro mentre il mondo attorno a lui è andato avanti.
Alla situazione di Harry si alternano scene riguardanti la vita di Tom Riddle, futuro Lord Voldemort. Per l’ennesima volta gli Starkid dimostrano una conoscenza dei libri della Rowling migliore di quella dei creatori dei film: i flashback riguardanti l’antagonista erano stati quasi completamente tagliati dagli adattamenti cinematografici. Una perdita che toglieva molto spessore al personaggio.
Gli Starkid decidono di sfruttare la premessa dei flashback per farci conoscere più a fondo il cattivo, interpretato di nuovo da Joe Walker.
Walker riesce a caratterizzare le diverse fasi della vita di Tom col linguaggio del corpo e usando diverse voci. La storia della sua trasformazione nel cattivo iconico completa il personaggio che abbiamo imparato a conoscere nel primo musical, restituendoci l’immagine di un ragazzo che ha le migliori intenzioni, in cerca di amore e in lotta con sé stesso e i suoi forti sentimenti. La sua parabola tragica culmina in una scena sinceramente sgradevole con la sua famiglia d’origine, che lo spinge definitivamente verso il “Lato Oscuro”.
Nel suo processo di crescita ha un ruolo fondamentale Silente, che in questo musical più che nei precedenti fa da mentore sia a Tom (fantastica la loro canzone “Always dance“) sia a Harry. In questo musical percepiamo le somiglianze tra Harry e il suo antagonista, più simili di quanto possiamo pensare. Questo porta ad un duetto nella canzone “I Was“, che chiude il primo atto in un momento tesissimo emotivamente.
Oltre a Harry e Tom Riddle, anche altri personaggi hanno una loro crescita personale. Probabilmente i più interessanti restano Ron e Draco.
Il primo finalmente ottiene un suo numero da solista, “Sidekick“, in cui scherza sull’essere sempre stato un personaggio secondario. Joey Richter porta a Ron un spessore drammatico inedito fino a quel momento, con la sua recitazione. La sua relazione con Hermione cresce e sopravvive a una serie di ostacoli, tra cui la cotta di quest’ultima per il nuovo professore Gilderoy Allock.
Meredith Stepien completa il trio protagonista e, pur essendo una nuova Hermione, si inserisce perfettamente nel cast ben affiatato. Particolarmente divertente è la scena in cui cerca di sedurre (con risultati catastrofici) il professor Allock.
Del Draco interpretato da Lauren Lopez ho fatto le lodi più volte, quindi mi limiterò a dire: per la terza volta l’attrice riesce ad arricchire il proprio personaggio con nuove sfumature e a rubare la scena ai suoi colleghi. Particolarmente efficace il momento in cui si scontra con Harry, durante la canzone “This School is Mine“, che nelle melodie sembra riprendere “The Confrontation” da “Les Miserables”.
Tra i nuovi personaggi, certamente tre meritano una menzione.
Questo musical rappresenta il debutto negli Starkid di Jeff Blim, che successivamente sarebbe diventato un membro fisso della compagnia oltre che un compositore in alcuni loro spettacoli. In “A Very Potter Senior Year” l’attore ha una minuscola parte come Aragog, il ragno di Hagrid. Ma la sua canzone “Get in my mouth” in cui minaccia di mangiare i protagonisti (con una serie di doppi sensi assolutamente non velati) è talmente spassosa, anche per la sua interpretazione, che resta impressa nella memoria dello spettatore.
E a proposito di Hagrid, questo personaggio non era ancora apparso nelle parodie degli Starkid. Debutta in questo, interpretato da Brian Holden. Il suo intervento nella trama è fondamentale perché è lui ad introdurre il tema del restare nel passato e del non crescere mai. Un suo dialogo con Harry in particolare prende una svolta esistenzialista che ci fa riflettere sul personaggio anche all’interno dei libri.
Infine, merita menzione Gilderoy Allock, interpretato da A.J. Holmes. Nei precedenti musical l’attore si era limitato a suonare la pianola.
Forse questo è il personaggio che si avvicina più di tutti alla sua controparte cartacea, in quanto nei libri era già abbastanza macchiettistico. Gli Starkid si sono limitati ad esasperare le sue caratteristiche di prima donna e di truffatore, aggiungendo inoltre un’… interessante menzione al fatto che il suo desiderio più grande sarebbe diventare il “principe dei topi”. Oltre a ciò, senza fare troppi spoiler, è anche grazie a lui che scopriamo il legame tra l’Harry Potter che conosciamo noi e quello messo in scena dagli Starkid.
In questo spettacolo, dal momento in cui si presenta con la canzone “Wizard of the Year (Gilderoy)” (ovviamente suonata da lui stesso) Gilderoy diventa il principale collegamento con la cultura pop del tempo. Punzecchia Harry\Darren Criss con evidenti riferimenti a “Glee”, è autore di saghe fantasy come “Hunger Games” e oggetto di fanfiction erotiche.
D’altronde nel momento in cui questo musical è stato composto l’ambiente dei fandom era diverso da quello del 2009: “hARRY pOTTER” STAVA INIZIANDO A PERDERE ATTENZIONE, SOSTITUITO DALLE SAGHE YOUNG ADULT DISTOPICHE come appunto “Hunger Games” o “Divergent”.
Dunque il conflitto raccontato nel musical è anche un conflitto extra diegetico: “Harry Potter” stava perdendo mordente, Darren Criss non sarebbe stato probabilmente più impegnato con gli Starkid… Il suo addio finale, rivolto a tutti i personaggi, è un addio ai membri del cast (e lo sa Lauren Lopez, che nel momento di salutarlo ha gli occhi pieni di lacrime). Un addio che poi si trasforma in un congedo rivolto a tutto il pubblico, a quello presente all’evento ma anche e soprattutto a tutti i fan degli Starkid.
Una consapevolezza che rende il finale tanto più amaro, ma anche più significativo: le mode passano, a volte dobbiamo dire addio ai nostri idoli, ma il nostro amore per loro resta e restano le memorie legate ad essi, e i valori che ci hanno insegnato. Restare legati al passato, come fanno Hagrid e Voldemort, non è sano, e porta solo ad atteggiamenti di regressione o di rancore.
E dopo aver affrontato questa montagna russa di emozioni e di eventi drammatici, arriviamo al finale. Il finale in cui amaramente siamo costretti a dire addio a tutti questi personaggi a cui ci siamo sinceramente affezionati; a questa parodia che, anche se parodia, ci ha regalato tante emozioni sincere e tanti insegnamenti importanti. Perché, come cantano i fantasmi delle persone che se ne sono andate ad Harry, “Everything ends“, “tutto ha una fine”.
E il finale di quest’opera (e di questa saga) è assolutamente perfetto. Per l’occasione ritornano due personaggi del primo musical che chiudono il cerchio ricordandoci che è okay lasciare andare “Harry Potter” e che, in fin dei conti, “Okay è meraviglioso”.
E con questo insegnamento, anche io “lascio andare” questa rubrica e questo giornale che tanto mi ha dato e che tanto mi ha insegnato.
It has been totally awesome.
Silvia Strambi