Harry Potter come non l’avete mai visto prima
Quanti fan di “Glee” qui? L’iconica serie TV, andata in onda tra 2009 e 2015, ha tenuto incollati agli schermi centinaia di adolescenti per anni. Ha riacceso l’interesse nei confronti del musical e ha dato voce a tutti gli “outsider” amanti di questa forma di spettacolo. Oltre a ciò un grande pregio di questa serie era quella di introdurre al suo interno tematiche che allora non si vedevano spesso.
Ad esempio, all’interno della serie sono presenti ben due coppie omosessuali, Brittany e Santana (l’attrice Naya Rivera, recentemente morta in un tragico incidente) e Kurt e Blaine. Due coppie che per molti adolescenti sono stati i primi esempi di rappresentazione in un periodo in cui c’erano pochi personaggi della comunità LGBTQ+ in tv.
In particolar modo, oggi parliamo della seconda coppia, e specialmente di uno dei due ragazzi. Blaine, entrato nella squadra di “Glee” nella seconda stagione, è interpretato da Darren Criss, che ha guadagnato la fama grazie allo show. Tuttavia l’attore non era del tutto sconosciuto al mondo del web, alla sua prima apparizione in “Glee”. A giugno 2009, infatti, era uscito su YouTube una serie di video che vedeva il giovane attore protagonista, nei panni di… Harry Potter.
Ad aprile 2009, all’Università del Michigan, era andato in scena per due serate un musical messo in scena dagli studenti. Il musical era una parodia dei libri della saga di “Harry Potter” della scrittrice J.K. Rowling.
In quel periodo la saga del maghetto era ancora al picco della fama. Due anni prima era uscito l’ultimo libro, “I Doni della Morte”, e a luglio sarebbe uscito il sesto film, “Il Principe Mezzosangue”.
Il musical era interamente realizzato dagli stessi ragazzi che l’avevano messo in scena. Darren Criss, che nello spettacolo interpretava il protagonista, ha scritto musiche e testi con A.J. Holmes. Il libretto è di Nick e Matt Lang e Brian Holden. Gli eventi dello spettacolo sono un miscuglio di elementi presi da diversi libri della saga della Rowling, in particolar modo da “La pietra filosofale”, “Il Calice di Fuoco”, “Il Principe Mezzosangue” e “I Doni della Morte”.
Il risultato finale è un’accozzaglia di eventi sconnessi che stanno insieme soprattutto grazie alle gag spassose.
È il secondo anno di Harry Potter ad Hogwarts.
Il Prescelto passerà un altro anno coi suoi migliori amici, Ron (Joey Richter) ed Hermione (Bonnie Gruesen). Dovrà però difendersi dal suo bullo, Draco Malfoy (Lauren Lopez), e dal professore che lo odia, Severus Piton (Joe Moses). Oltre a ciò, il preside Silente (Dylan Saunders) annuncia un Torneo tra le quattro Case della scuola, e Harry è estratto per partecipare. Le prove sono però pilotate dal professor Raptor (Brian Rosenthal), che lavora per il nemico mortale di Harry, Voldemort (Joe Walker). Il Signore Oscuro è in in attesa di avere un proprio corpo e affrontare il protagonista.
Non mancano poi gli intrighi amorosi. La sorella di Ron, Ginny (Jaime Lyn Beatty), è innamorata di Harry, che però è innamorato di Cho Chang, che però è innamorata di Cedric Diggory. Hermione, invece, è al centro di un triangolo, contesa da Ron e Draco.
Insomma, un gran casino.
A luglio 2009, come già detto, il filmato dello spettacolo viene caricato su YouTube dagli stessi ragazzi che l’avevano messo in scena, datisi il nome di “Team Starkid”.
Inizialmente chiamato “Harry Potter: The Musical”, il nome viene poi mutato in “A Very Potter Musical” per problemi legali con la Warner Bros.
È l’inizio di una storia che va oltre “A Very Potter Musical”. I membri di questo team, infatti, hanno cominciato a mettere in scena altri spettacoli. All’inizio hanno lavorato sempre nell’ambito dell’università, e poi si sono spostati a progetti più ambiziosi col passare degli anni e col sostegno dei loro fan.
Ad oggi il “Team Starkid”, arricchitosi di altri membri, è ancora attivo sui maggiori social network. Rende disponibili i propri spettacoli gratuitamente sul canale YouTube dedicato. Due anni fa hanno festeggiato dieci anni di attività con un concerto, “Starkid Homecoming”. Il loro ultimo spettacolo dal vivo, “Black Friday“, risale anch’esso al 2019. Nonostante attualmente tutti loro siano impegnati in diversi progetti “satellite” online, non possiamo non augurarci di rivederli presto tutti insieme dal vivo, una volta risolta la situazione attuale.
Ma ritorniamo a “A Very Potter Musical”.
Fare il confronto tra musical e film sembra quasi ingiusto. Come abbiamo visto, infatti, la trama dello spettacolo è un insieme di eventi tratti da diversi episodi della saga. Allora proverò a parlare di alcuni punti forti del musical e ad analizzare come il lavoro degli Starkid sia allo stesso tempo un’enorme presa in giro e una grande lettera d’amore all’opera originale.
Una delle prime differenze riscontrabili tra la saga cinematografica multimilionaria di “Harry Potter” e la produzione amatoriale degli Starkid è, naturalmente, il budget ridotto.
Gli alunni dell’Università del Michigan avevano a disposizione una somma irrisoria, e la cosa è evidente anche solo nel guardare il filmato caricato su YouTube. Le basi musicali sono eseguite da pochissimi strumenti, non ci sono microfoni, le riprese sono sporche e spesso fuori focus, a volte l’audio della registrazione è troppo rumoroso o troppo basso, i costumi e le parrucche sono state palesemente acquistati in un mercatino, i trucchi sono ridotti al minimo… Tuttavia questa mancanza di mezzi fa parte del fascino della produzione, che fa dei suoi limiti i suoi pregi. La mancanza di mezzi ha dato luogo a soluzioni creative e intelligenti: ad esempio il drago contro cui Harry “combatte” è un enorme pupazzo azionato dagli attori. Soluzioni e situazioni che aggiungono charme alla produzione.
Particolarmente ilari poi le scene che rompono la quarta parete, assottigliando il confine tra rappresentazione teatrale e ciò che accade nel “mondo” dello spettacolo.
Le canzoni, se confrontate con altre produzioni successive degli starkid, certamente non sono tra le migliori.
Tuttavia dimostrano già il grande talento dei creatori. Alcuni brani, poi, sono entrati nella rosa di pezzi iconici che gli Starkid ci hanno regalato nel corso degli anni. Di certo il più conosciuto è “Going back to Hogwarts“: la canzone di apertura inizia con l’iconico riff presente nella colonna sonora dei film. Ci proietta nel mondo dello spettacolo con un ritornello orecchiabile e presentando tutti i personaggi. Non a caso tuttora è la canzone che di norma apre o chiude i concerti della compagnia: “tornare a Hogwarts” è un’espressione che bene si adatta alla riunione di questi amici e dei loro fan che prosegue da anni.
“Granger Danger” è la canzone che ha dato inizio al processo creativo che ha portato poi alla scrittura del musical. Oltre ad avere un titolo fantastico (un gioco di parole con l’espressione “Stranger Danger”) il brano è un buon duetto che gioca sull’opposizione di voci e armonie tra Draco e Ron, che dichiarano il loro amore per Hermione.
“Harry” è un brano semplice che valorizza le doti canore di Jaime Lynn Beatty, che abbiamo avuto modo di apprezzare più volte nel corso della sua carriera con gli Starkid. “Missing you” è una canzone ricca di emozione collocata in un momento critico dello spettacolo, che spicca rispetto al tono divertente del resto dello show. Per chiudere “Voldemort is Going Down” è un ottimo richiamo alla battaglia, dal ritmo serrato e con un coro orecchiabile.
Come avrete notato dal mio recap della trama, i nomi dei personaggi sono gli stessi dell’universo potteriano. Tuttavia i personaggi di “A Very Potter Musical” non potrebbero essere più diversi da quelli originali. La reazione ilare a volte nasce proprio dal rovesciarsi delle nostre aspettative nei loro riguardi.
In primo luogo, nonostante la giovane età i protagonisti parlano e si comportano in maniera molto sboccata: parolacce, imprecazioni e riferimenti sessuali abbondano. Un atteggiamento che sarebbe stato completamente inaudito nella serie della Rowling, diretta a un pubblico giovane. Alcune delle battute più sessualmente esplicite sono state tagliate da una prima versione caricata su YouTube, però ne restano diverse.
Da un punto di vista caratteriale, già il trio protagonista è molto diverso rispetto a quello della saga. Darren Criss ha deciso di prendere il concetto del Prescelto umile e disadattato che era l’Harry Potter originale e stravolgerlo completamente. Al protagonista del musical la fama ha decisamente dato alla testa. Infatti Harry è spocchioso ed eccessivamente sicuro di sé, e non si fa problemi a trattare a male parole sia i suoi nemici sia i suoi amici e sfruttare la sua fama per giustificare i suoi errori. Di nuovo, un concetto decisamente poco adatto ad una serie per ragazzi ricco di messaggi positivi, ma che ha anche troppo senso in questo contesto.
Hermione, solitamente rappresentata come una ragazza intelligente ma capace di farsi rispettare, qui è una secchiona bruttina completamente succube dei suoi “amici” (e di chiunque altro voglia offenderla nella scuola).
Ron probabilmente è il personaggio più vicino alla sua controparte cartacea. Il Ron del musical è un’esasperazione di molte caratteristiche (soprattutto difetti) che già aveva con una piccola spruzzata di nuove pecche.
Il personaggio è costantemente affamato (una delle gag ricorrenti del musical riguarda gli snack che consuma sul palco), offende spesso sua sorella Ginny ed Hermione ed è generalmente disattento e poco reattivo.
E questi sono solo i protagonisti: che dire di Silente ridotto a un preside assolutamente irresponsabile, fan di Zac Efron (che tempi magici gli anni 2000) e inconsapevole dei tentativi di Piton di ucciderlo? Un Piton, quello messo in scena dagli Starkid, che non nasconde minimamente i suoi legami con Voldemort e che è anzi quasi cartoonesco nella sua cattiveria. Si creano, ovviamente, ottimi effetti comici grazie all’interpretazione di Joe Moses, che riprende ed esaspera molti dei manierismi di Alan Rickman.
E che dire di Draco? Lauren Lopez crea una versione di Malfoy decisamente meno temibile di quello descritto dalla Rowling: un bulletto che si fa “smontare” facilmente e che ha paura di tutto e tutti, infantile a tal punto da credere nell’esistenza di una scuola di magia su Marte, “Pigfarts” (letteralmente “Scorregge di maiale”). Oltre a ciò una delle gag ricorrenti dello show lo vede rotolarsi su qualsiasi superficie solida. Non sono certa se si faccia riferimento a qualche abitudine del Draco dei libri o dei film, ma posso dire che l’effetto risata è assicurato.
Ginny Weasley, la sorella di Ron, ha una personalità molto più remissiva e succube del fratello, rispetto a quella descritta dai libri. ma paradossalmente la sua relazione con Harry è più approfondita che nei film.
I due interagiscono spesso, e col tempo la natura devota e supportiva di Ginny si dimostra fondamentale per il protagonista. La canzone “Not Alone“, che inizia come un loro duetto, è probabilmente una delle più belle dell’intero spettacolo. Lo è tanto che Darren Criss l’ha ripresa all’interno di un suo album e l’ha cantata all’inaugurazione presidenziale di Obama nel 2013.
Momenti come “Not Alone” ci dimostrano che in fondo “A Very Potter Musical” non è solo una parodia, ma che i librettisti hanno anche certato di trattare temi come l’amicizia e la redenzione che già erano presenti nella saga della Rowling. Potremmo considerarla uno dei primi esempi di una tendenza ora tipica nelle produzioni degli Starkid, ovvero l’inserimento di tematiche molto serie all’interno di spettacoli generalmente divertenti.
Pur essendo personaggi così negativi rispetto a quelli della saga originale, inseriti in una storia così sboccata, ognuno dei protagonisti nel musical ha un proprio arco narrativo.
L’esempio più evidente, in un musical dedicato a Harry Potter, paradossalmente è il suo arcinemico: Lord Voldemort.
Per tutto il primo atto il cattivo è “attaccato” alla schiena del professor Raptor, come nel primo libro della saga, “La Pietra Filosofale”. Questa situazione viene sfruttata per considerare le complicazioni quotidiane che nascono dal vivere con un’altra persona legata al proprio corpo (avete mai pensato solo alle situazioni che ci creerebbero in bagno?).
Oltre a dare vita ad ottime gag sostenute brillantemente da Brian Rosenthal e Joe Walker (ad esempio la canzone “Different“), questa situazione permette all’Oscuro Signore di mostrare il suo lato più umano e vulnerabile. Le scene con Raptor, oltre ad essere un veicolo di risate sicure, sono momenti carichi emotivamente e sinceramente commoventi che spiccano nel resto dello spettacolo.
Nel secondo atto Voldemort, ora dotato del proprio corpo, ha un’aura minacciosa e temibile, ma i semi che sono stati piantati nel primo atto vengono sviluppati e lo rendono un personaggio molto più complesso dell’antagonista che conosciamo, specialmente nei film. La sua crescita è anche sostenuta dalla recitazione di Joe Walker, che si è palesemente divertito nella sua performance. E il risultato finale del suo arco narrativo… Beh, non vi rovineremo la sorpresa, ma possiamo anticiparvi che è inaspettato ma davvero soddisfacente.
Altro grande punto forte di questa produzione e della sua comicità sono le citazioni alla saga originale.
“A Very Potter Musical” offre un ampio range di reference: dalle citazioni casuali a eventi e concetti presenti all’interno dell’universo potteriano a completi capovolgimenti di ciò che accade nella saga originale. Ovviamente le citazioni non si limitano alla saga di Harry Potter, ma anche a altri fenomeni della cultura generale del periodo (High School Musical, la saga di Spiderman con Tobey Maguire…). Una situazione che dà vita a gag adesso sicuramente datate, ma che fanno sentire anche una sana nostalgia.
“A Very Potter Musical” si è creato un posto d’onore all’interno del fandom potteriano. Ha dato vita a meme che ancora oggi, a distanza di 12 anni, circolano tra i fan della saga. Come dimenticare battute come “Cosa diavolo è un Tassorosso?” o concetti iconici come quello del poster di Zac Efron? Chi, dopo aver visto questo spettacolo, non inserirà nel proprio vocabolario l’espressione “super mega foxy awesome hot” o moltiplicherà l’utilizzo di “totally awesome” (accompagnato necessariamente dal segno dello shaka)? Quanti cominceranno a guardare in maniera diversa l’alleanza-convivenza tra Voldemort e Raptor, e quanti assoceranno il Signore Oscuro con un super cattivo a petto nudo che appena risorto inizia a ballare? E quanti smetteranno di aspettare la loro lettera da Hogwarts per iniziare, invece, a sperare in un invito a Pigfarts per cavalcare il dorso del preside leone Rumbleroar?
Certo, per ogni battuta ancora oggi divertente ce n’è una che ha perso il suo mordente, che appartiene a un tipo di comicità molto “vecchio” o che ora risulta non proprio politically correct. Il 2009 era un momento molto diverso da adesso, rispetto a cosa si poteva dire e su cosa si poteva scherzare.
In un certo senso “A Very Potter Musical” potrebbe essere considerato il lascito di un periodo in cui sul web era molto più facile fare battute su tutto e tutti, nel bene e nel male.
E credo che nonostante alcune battute siano un po’ datate il fatto che nuove generazioni continuino a scoprire ed apprezzare questo spettacolo sia un segno della presenza di alcuni elementi forti che ancora oggi conservano il loro appael.
Ma se credete che in questo musical ci siano degli elementi forti estremamente godibili, aspettate di vedere il sequel!
Oh, sì. C’è un sequel.
And it’s gonna be totally awesome.
Silvia Strambi