Dolci vizi al Foro: il musical “romano” di Sondheim

Dal musical di Sondheim al film del 1966

“Tragedy tomorrow, comedy tonight”!

Con questa premessa si apre uno dei primi musical dello storico compositore Stephen Sondheim, “A funny thing happened on the way to the forum”.

Il musical, andato per la prima volta in scena nel 1962, è una miscellanea di tropi e personaggi delle commedie di Plauto, commediografo dell’Antica Roma.

Il protagonista Pseudolus, un servo, cerca di guadagnarsi la libertà aiutando il proprio giovane padrone, Hero, a sposare una cortigiana (vergine), Philia. L’impresa si dimostrerà più difficile del previsto e Pseudolus sarà costretto a tirare i fili di una trama complessa attraverso la sua astuzia.

Il musical fu adattato al film del 1966, uscito in Italia col titolo “Dolci vizi al foro” e con le canzoni doppiate.

Con lo stesso titolo la Compagnia della Rancia lo ha messo in scena nel 94\95, con la regia di Saverio Marconi e con protagonisti Stefano Nosei e Gennaro Cannavacciuolo.

Il ruolo del protagonista Pseudolus nel film è ricoperto da Zero Mostel, che l’aveva già interpretato a teatro. Altro attore membro del cast originale teatrale è Jack Gilford nei panni del capo degli schiavi, Hysterium. Meritano di essere citati un ventiquattrenne Michael Crawford (futuro interprete del Fantasma dell’Opera) nei passi di Hero e Buster Keaton nel suo ultimo ruolo cinematografico. Particolarmente riuscito il capitano Miles Gloriosus. Suo interprete è Leon Greene, ex cantante d’opera che aveva già interpretato il ruolo nel West End.

Dolci vizi al foro
Locandina dello spettacolo della Compagnia della Rancia, 1994/1995
Se il musical è una ricreazione\parodia della commedia romana, il film sembra fare il verso anche al genere peplum, che stava esaurendo in quegli anni la propria forza creativa.

La pellicola, vincitrice dell’Oscar nel 1967 per la migliore colonna sonora (adattamento) taglia metà della soundtrack originale, mantenendo comunque alcuni dei brani più orecchiabili del musical.

Tra questi il più memorabile è certamente il numero d’apertura “Comedy tonight”. Nello spettacolo questo brano è fortemente meta teatrale, con Pseudolus e l’intera compagnia che si rivolgono al pubblico con riferimenti alle rappresentazioni greco-romane. Nel film il solo Pseudolus si rivolge allo spettatore durante un montaggio di scene della Roma del tempo e di momenti tratti dalla pellicola.

Una regia frettolosa, in cui gli stacchi veloci si uniscono a sequenze velocizzate, accompagna la storia soprattutto nella parte finale.

Il musical mantiene quasi intatto il paradigma aristotelico dell’unità spazio-temporale. Infatti si svolge principalmente in un solo ambiente, la casa dei genitori di Hero, con alcune incursioni nelle due abitazioni adiacenti, e l’azione ha luogo nel corso di una giornata, anzi, di poche ore. La versione cinematografica decide di sfruttare le proprie possibilità facendo spostare i protagonisti nella città di Roma, con scene aggiunte all’interno di un tempio, di un’arena di gladiatori e una lunghissima sequenza finale di inseguimento in biga.

Oltre a ciò la produzione cinematografica permette anche di creare scene di massa e scenografie più complesse di quelle solitamente usate a teatro.

Il film, nel ricostruire in maniera farsesca gli ambienti dell’Antica Roma, ricade in alcuni degli stereotipi di cui il musical si prendeva gioco.

Il duetto di Philia e Hero, “Lovely”, nel musical sembra essere una presa in giro non solo della passività delle protagoniste delle commedie plautine, ma anche quella delle eroine dei musical di quegli anni. Qui la regia sembra virare verso una dimensione più romantica del momento, nonostante alcuni spunti divertenti.

Il film si concentra poi di più sul corpo delle giovani attrici, spesso semi nude. Caso esemplare la presenza di una scena non mostrata nel musical, ovvero quella del banchetto del Miles Glorius. E’ una scena di per sé abbastanza innocente, ma probabilmente inserita solo per mostrare le comparse.

Non mancano poi battute che forse oggi farebbero storcere il naso, legate a scene in cui protagonisti maschili si travestono da donne. Oltre a ciò è presente una cortigiana di cui Pseudolus si innamora, per sua stessa ammissione, perché muta.

Nonostante sia un lavoro relativamente “minore” se comparato ai grandi successi del suo compositore, “Dolci vizi al Foro” è un esperimento interessante soprattutto per chi, come la sottoscritta, ha compiuto studi classici e si ritrova davanti allo stesso tempo una versione musicata e una presa in giro amorevole delle commedie plautine.

Una commedia davvero adatta a tutti, come d’altronde lo stesso Pseudolus ci promette all’inizio.

Categories Musical By Hollywood

0 thoughts on “Dolci vizi al Foro: il musical “romano” di Sondheim

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

search previous next tag category expand menu location phone mail time cart zoom edit close