“Il ragazzo dalla maschera di ferro – il Musical”: l’intervista alla compagnia

Quest’intervista comincia tra il calore dei saluti di autori e attori de Il ragazzo dalla maschera di ferroil Musical che si ritrovano su Zoom mentre sono ancora sparsi lungo la penisola. Alcuni di loro non si sono mai visti dal vivo, ma confessano di aver sviluppato una sintonia tale da chiedersi, in alcuni casi, se “questa cosa l’ha scritta lui o l’ho scritta io” (Tiziano Barbafiera, compositore).

L’esperimento ambizioso di cui raccontano con tanto entusiasmo è un musical originale con le musiche di Tiziano Barbafiera, libretto di Claudio Crocetti e Brunella Platania e liriche di Emiliano Palmieri. Il progetto prende sì ispirazione dal romanzo di Alexandre Dumas Il Visconte di Bragelonne, ma pian piano si rende evidente che se ne distacca per trovare un nuovo cuore tematico.

Il ragazzo dalla maschera di ferro: l’altra faccia del musical di “cappa e spada”

Crocetti ci spiega che la trama si dipana lungo quattro linee principali: “la storia dei quattro moschettieri come storia primaria“; la storia dei gemelli Re Luigi XIV e Filippo; e “altre due sottotrame: una prima che dà il via alla narrazione, ossia la tragica storia d’amore tra Raoul e Christine; e poi una seconda, ovvero la relazione, segreta per gran parte dello spettacolo, tra D’Artagnan e la Regina Anna“.

Palmieri sottolinea tuttavia la presenza di una quinta trama: “il periodo storico, segnato dai tumulti, dal nervosismo generale e dall’infelicità del popolo. Un popolo che apre lo spettacolo con il brano I figli di Francia, riassumendo quel contesto di malcontento diffuso che detterà le sorti della storia tutta“.

Se fin qui riconosciamo una continuità con il testo di Dumas, il regista Sandro Querci fa emergere che “trattandosi di una materia diversa sia dal romanzo che dalla versione cinematografica [La maschera di ferro, R. Wallace, 1998; ndR], si sono privilegiati soprattutto gli stati d’animo. Per esempio i lutti di Athos, la conversione di Aramis, i pentimenti, il riscatto...”.

Roberto Colombo, interprete di Aramis, avverte infatti che da questa versione “non bisogna aspettarsi il dispiegamento delle vicende, perchè il lavoro è impostato sui caratteri umani“. Si decostruisce quindi l’ethos da “cappa e spada”, tradizionalmente legato alla storia, per portare in primo piano i temi dell’amicizia e della lealtà come vero centro della narrazione.

Quattro moschettieri oltre il mito dell’eroe

Non state andando a vedere i tre moschettieri“, è il monito di Emiliano Geppetti (interprete di D’Artagnan), o perlomeno non come li si conosce. Il musical li presenta nella loro fase declinante: troviamo quindi un Athos (Sandro Querci) che deve fare i conti con il lutto, un Aramis audace, ma allo stesso rempo remissivo, alla ricerca di perdono e un Porthos (Gipeto) che “è un ex: un ex giovane, un ex sciupafemine, un ex uomo pieno di salute che ancora si ostina a ragionare come fosse un moschettiere in attività“, spiega l’interprete.

Soprattutto però l’opera ci mostra un D’Artagnan che è sì l’eroe del passato e il collante tra gli altri tre, ma, come ci spiega Geppetti, “accanto al suo ruolo istituzionale di moschettiere che ha giurato fedeltà al Re, ha anche un ruolo molto più personale e umano che gli fa portare il peso di ciò che è nascosto agli altri e al pubblico“.

Personaggi in musica

Barbafiera racconta che le musiche da lui composte hanno cercato di restituire le sfumature diverse di questi personaggi e dell’opera tutta, attraverso un tema principale che insiste su tre note cardine ma si adatta alle diverse sonorità in base al momento della narrazione.

L’opera è attraversata da un “dualismo musicale che“, spiega Palmieri, “viene rispettato anche a livello testuale, soprattutto per quanto riguarda la caratterizzazione dei protagonisti: il Re e il fratello.” Nella scrittura dei brani dedicati ad altri personaggi l’autore delle liriche aggiunge che si è “limitato a mantenere l’input che veniva dato dalla musica di Tiziano, fortemente caratterizzata, mettendo così le parole a servizio della personalità del personaggio. Ognuno ha un linguaggio preciso e una caratteristica vocale precisa. [Lui] h[a] solo cercato di portare fuori questi elementi, in base a dove [lo] conduceva la musica.

Il ragazzo dalla maschera di ferro: un musical nostrano

Prima di salutarci, Palmieri tiene a sottolineare che che il progetto de Il ragazzo dalla maschera di ferro – il musical è uno “spettacolo made in Italy“:

Noi siamo abituati a vedere sempre delle produzioni che vengono da fuori. Le stesse produzioni hanno difficoltà a concepire uno spettacolo che nasce qui in Italia. Tuttavia, noi siamo quelli che hanno inventato l’opera, quindi dobbiamo ritenerci in grado di fare un lavoro del genere.” Un’operazione quindi che rivendica professionalità, originalità e autonomia e invita almeno a mettere in discussione l’egemonia anglosassone nel mondo del musical theatre.

Questo musical made in Italy approderà al Teatro Persio Flacco di Volterra il 5 novembre in una versione semiscenica: un’anteprima di un’ora e mezza che presenterà circa 20 arie dell’opera, per mostrare un lato inedito dei tre moschettieri che hanno dominato, fino ad ora, il nostro immaginario.

Info e biglietti

Tel 0588.88204 – info@teatropersioflacco.it

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