Il Teatro Olimpico: a Vicenza una meraviglia artistica da riscoprire
È il più antico e primo teatro stabile coperto dell’epoca moderna. Il teatro Olimpico di Vicenza è considerato una delle meraviglie artistiche della città.
Si trova all’interno del cosiddetto Palazzo del Territorio, che prospetta su piazza Matteotti, all’estremità orientale di corso Palladio.
È proprio ad Andrea Palladio che nel 1580, l’Accademia Olimpica di Vicenza commissiona la sua ultima e maestosa opera. Il progetto si ispira dichiaratamente ai teatri romani descritti da Vitruvio nel suo “De Architectura”.
Palladio approva il disegno pochi mesi prima della sua morte: sarà poi il figlio Silla a curarne l’esecuzione ma ben presto, la direzione dei lavori, fu affidata a Vincenzo Scamozzi, che consegnò il teatro alla città nel 1583.
L’incredibile precisione architettonica rappresenta una sorta di testamento spirituale dell’operato palladiano. La struttura è manifestazione fisica di quanto sosteneva lo stesso Palladio: “Di me stesso non posso prometter altro che una lunga fatica e gran diligenza, ed amore, che io ho posto per intendere e praticare quanto prometto”.
Il teatro è rinascimentale, di impronta manieristica. Novantacinque statue decorano l’interno della struttura, realizzate in pietra o stucco e rappresentanti i personaggi legati alla Fondazione dell’Accademia Olimpica o del teatro stesso.
Il maestoso frons scenae è di ordine corinzio ed è ispirato agli archi trionfali romani a tre fornici. Qui, in 11 riquadri, sono raffigurate le dodici fatiche di Ercole. Scelta non casuale dato che egli è considerato protettore del sodalizio vicentino e simbolo dell’uomo che, tramite la virtù, acquista la gloria.
Dalle 5 aperture del proscenio si irradiano le scene che rappresentano le sette vie di Tebe, progettate dallo stesso Vincenzo Scamozzi. L’uso prospettico accentua la percezione visiva di profondità, in particolar modo del corridoio centrale di soli 12 metri.
La loggia superiore è decorata con 28 statue in pietra, rappresentanti i fondatori dell’Accademia. Al centro, con i libri in mano, Andrea Palladio con Gian Giorgio Trissino alla sua destra e Vincenzo Scamozzi alla sua sinistra.
La sintesi di questa grande opera è la parola “illusione”: una sorta di teatro nel teatro.
Sempre a Scamozzi, affidata la realizzazione degli ambienti accessori: l’Odeo (dove avvenivano le riunioni dell’Accademia) e l’Antiodeo, decorati nel Seicento con riquadri monocromi del pittore vicentino Francesco Maffei.
La prima rappresentazione avviene il 3 marzo 1585, data dell’inaugurazione del teatro con l’opera di Sofocle “Edipo Re”. Durante le prime rappresentazioni, le sette vie della città di Tebe sono illuminate con un complesso sistema di illuminazione artificiale ideato dallo stesso Scamozzi.
La fama del teatro arriva prima a Venezia e poi in tutta Italia, suscitando l’ammirazione di molti che vi vedevano la materializzazione architettonica dell’arte classica.
Le rappresentazioni continuano fino alla seconda metà dell’Ottocento ma si interrompono fino al secondo dopoguerra a causa degli eventi storici. Durante la seconda guerra mondiale, infatti, le scene scamozziane furono smontate e poste in un luogo sicuro e rimontate solo nel 1948.
Il teatro è tuttora utilizzato, in particolar modo, per le rappresentazioni classiche e concerti nei periodi di primavera e autunno. A causa dei posti limitati (solo 470) e per paura di danneggiare la struttura, il teatro non è mai stato dotato di impianti di riscaldamento e condizionamento, limitandone quindi l’uso.
Ciò non toglie che il Teatro Olimpico di Vicenza, rimane in ogni caso una piccola meraviglia italiana. Come sottolinea Ottavio Cabiati: “Per i grandi architetti la suprema regola delle proporzioni nasce dall’animo. Grazie a Palladio, l’architettura italiana è diventata ancora una volta universale”.
Francesca Vadacca
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