Pippin

Musica e Liriche: Stephen Schwartz
Libretto: Roger O. Hirson
Debutto ufficiale: Broadway, 1972

Una compagnia di attori sta mettendo in scena la vita di Pippin, figlio primogenito di Carlo Magno. Il Capocomico della compagnia è il narratore della storia e s’intromettete spesso nell’azione, rimproverando pure gli attori di tanto in tanto. Pippin è un ragazzo perennemente insoddisfatto alla ricerca del suo posto nel mondo (il suo “Corner of the Sky”) e del senso della vita. Farà tante esperienze: guerra, sesso, rivoluzione, politica… ma niente sarà per lui veramente appagante. Trova l’amore in Catherine, vedova con un figlio, campi da coltivare, faccende da sbrigare. Anche qui Pippin non è soddisfatto, si sente intrappolato e decide di andarsene. È in questo momento che la finzione scenica si mescola con la realtà e il Capocomico propone ad un disperato Pippin (nonché all’attore che lo interpreta) un gran finale che lo renderà famoso in tutto il mondo e darà finalmente senso alla sua vita: un suicidio sulla scena. Alla fine Pippin trova il coraggio di ribellarsi alla storia che è stata scritta per lui e decide di scappare con Catherine e il figlio (o meglio, gli attori che li interpretano), lasciano il Capocomico insoddisfatto, sconvolto e senza il suo gran finale.

La nascita di questo capolavoro è travagliata e particolare: Stephen Schwartz lo scrisse e diresse, ma la prima versione era quasi interamente cantata, con una trama improntata solo su avventure medievali e senza un lieto fine (Pippin finiva rinchiuso in un convento di frati dopo aver guidato una rivolta contro il padre). Non fece successo e Schwartz decise di condividere il suo progetto con Bob Fosse che rivoluzionò lo spettacolo, trasformandolo in qualcosa a metà strada tra Pirandello, la Commedia dell’Arte, il Mistrell Show e il circo. Roger O. Hirson fu chiamato come sceneggiatore e Schwartz riscrisse completamente lo score.

Il risultato fu un grande successo, il musical vinse 5 Tony Award e fu riprodotto, tradotto in molte lingue e messo in scena da numerosissime compagnie, compresa la versione londinese del 1973. Nel 2001 viene prodotto un importante revival nel quale Schwartz ha apportato alcune modifiche al book e alle liriche di alcune canzoni, con l’obiettivo di rendere il tutto più moderno. E non possiamo dimenticare infine il revival del 2013 con una straordinaria Patina Miller nei panni del Capocomico e una forte componente circense che si amalgama allo stile Fosse delle coreografie.

Il merito per il successo di questo grande musical viene dato quasi esclusivamente a Bob Fosse, ma i motivi sono numerosi. Primo fra tutti la score di Schwartz, in pieno stile rock anni ’70 con contaminazioni del godspel e del pop e ironici riferimenti al Brodway Style. Molte canzoni sono diventate cover di grandi artisti come Michael Jackson (Morning Glow), le Supremes (I Guess I’ll Miss The Man) e i Jackson 5 (Corner Of The Sky).

È un musical veramente ricco, con tantissime sfaccettature e tantissimi piani di lettura che lo rendono fruibile a tutti e allo stesso tempo comprensibile fino in fondo a pochi. La critica sociale, la vita e le difficoltà degli attori, la ricerca di senso, un figura quasi demoniaca disposta a tutto pur di ottenere fama, la potenza dell’amore… e chi più ne ha più ne metta!

Ve lo consigliamo su tutta la linea, ascoltatelo, guardatelo, non ve ne pentirete!

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