Da Teatro Costanzi a Opera di Roma, la storia di un luogo magico
Conosciuto anche con il nome di “Teatro Costanzi” (dal nome del suo artefice, Domenico Costanzi), il Teatro dell’Opera di Roma è una struttura teatrale dedicata all’opera e al balletto.
Quando Francesco Saverio de Mèrode capì che urbanizzare il percorso della stazione ferroviaria sarebbe stato un vero affare, Domenico Costanzi acquistò i terreni.
Su di essi fece costruire dapprima l’Hotel Quirinale lungo via Nazionale nel 1874 e successivamente il futuro Teatro dell’Opera. L’albergo, infatti, comunicava col teatro attraverso un passaggio sotterraneo, garantendo così la massima privacy agli artisti.
Il teatro è costruito sotto la supervisione dell’architetto Achille Sfondrini nel 1878 ed inaugurato due anni dopo con la Semiramide di Rossini, diretta dal maestro Giovanni Rossi alla presenza dei sovrani d’Italia.
La struttura è inizialmente progettata a forma di ferro di cavallo in modo tale da creare un effetto acustico particolarmente importante.
In origine il teatro era in grado di accogliere circa 1.600 spettatori e disponeva di 3 ordini di palchi, di una galleria e di un anfiteatro.
La sala è inoltre interamente sormontata da una cupola di pregevole fattura affrescata da Annibale Brugnoli.
Costanzi fu costretto ad affrontare diversi rifiuti da parte dell’Amministrazione Comunale per quanto riguarda l’acquisto diretto del Teatro, tanto da essere infatti obbligato a diventarne gestore diretto ed a far fronte diverse ed importanti spese gestionali.
Nonostante le difficoltà, il Teatro ospita prime assolute come “Cavalleria Rusticana” nel 1890 e “L’amico Fritz” di Mascagni nel 1891.
Successivamente la direzione passò al figlio di Domenico, Enrico, che contribuì alla realizzazione di altre grandi prime come Tosca di Puccini nel 1900.
Nel 1907 l’impresario Walter Mocchi rilevò la conduzione amministrativa.
Nel 1912 poi, la moglie di Mocchi, Emma Carelli, diventò direttrice e responsabile della nuova “Impresa Costanzi”.
Dopo diversi anni, nel 1926, il Comune di Roma acquista il teatro ribattezzandolo “Teatro dell’Opera” come oggi conosciamo. In quello stesso anno, il Comune ne dispone una parziale ristrutturazione sotto la gestione dell’architetto Marcello Piacentini.
Il teatro è nuovamente inaugurato il 27 febbraio 1928 con l’opera Nerone di Boito, diretta dal maestro Gino Marinuzzi.
L’ingresso di rappresentanza che si affacciava sui giardini sul retro dell’hotel Quirinale, accessibili dal un vicolo cieco oggi non più esistente, venne inoltre definitivamente eliminato nel corso della ristrutturazione.
A causa della ristrettezza dei tempi, non fu però possibile creare una nuova facciata secondo un progetto di Piacentini rimasto tuttora inedito.
Nel 1958, con l’avvento della Repubblica, allo stesso Piacentini fu affidata un’ulteriore ristrutturazione del Teatro dell’Opera. I lavori prevedevano la creazione di uno scalone d’onore e di un foyer dei palchi, di locali per uffici, l’installazione di nuovi arredi e il rifacimento della facciata in uno stile novecentesco (ultimati nel 1960).
La fama di questo Teatro è stata riconosciuta, nel corso degli anni, grazie alla presenza di artisti importantissimi come Caruso, Maria Callas, Pavarotti e tanti altri.
Il Teatro dell’Opera, dispone, inoltre, di importanti magazzini e depositi.
Attraverso un cortile accanto alla Bocca della Verità, si entra in un edificio di architettura industriale il cui fascino è moltiplicato dalla vicinanza con le antiche vestigia.
In questo edificio, a partire dai primi anni ’30, sono realizzati prodotti, scenografie e allestimenti. La struttura conserva inoltre più di sessantamila costumi indossati dai più grandi artisti della lirica e del balletto. La sede presenta grandi spazi inondati di luce, con la splendida vista del Circo Massimo e del Palatino.
Piccola chicca, un bassorilievo dedicato al dio Mitra di origine persiana nascosto nei sotterranei della struttura.
Il laboratorio-deposito si sviluppa su tre piani. Una delle sale più importanti è il salone dove si dipingono su grosse tele e legni, i fondali delle scene di tutti gli spettacoli.
Definito inoltre il “laboratorio dei sogni” il luogo in cui i colori sono ancora oggi realizzati come un tempo, con terre sciolte in colle animali e viniliche.
Nel corso dei decenni hanno collaborato con il Teatro dell’Opera artisti del calibro di Picasso, De Chirico, Zeffirelli e tanti altri.
Di rilevante importanza anche la sartoria del teatro che vanta una delle tradizioni più forti e riconosciute in Italia. Costumi 100% artigianali, creati con lavorazioni artistiche estremamente qualificate.
Il deposito in via Dei Cerchi conserva abiti, gioielli e acconciature arricchendo così un patrimonio artistico-culturale della tradizione italiana esportato in tutto il mondo.
Francesca Vadacca
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