
Sono stato incuriosito dal titolo “Supermarket A Modern Musical Tragedy” prodotto da ELSINOR CENTRO DI PRODUZIONE TEATRALE e così ho deciso di recarmi al Teatro Fontana di Milano per godermi questo musical Off italiano originale. Il libretto, i testi, la musica e la regia sono tutti firmati da Gipo Gurrado che ha firmato anche la drammaturgia in collaborazione con Livia Castiglioni, mentre i movimenti scenici sono di Maja Delak.
E’ uno spettacolo che mi ha lasciato molto perplesso… ma andiamo con ordine e scoprirete il perché.
Supermarket è una boccata d’aria fresca, una parodia dell’essere umano in uno dei posti che maggiormente frequentiamo. Gipo Gurrado scrive dei testi e delle musiche davvero geniali ed irriverenti, con un mix di comicità e tragedia davvero da applausi. La regia è ottima, sul palco nove attori (otto clienti ed una cassiera) ironizzano su varie situazioni che si susseguono, come i due fidanzati alle prese con la spesa di coppia, la signora che tristemente si ritrova il figlio vegano e se ne dispera, i clienti che non pesano la verdura e che creano ingorghi alla cassa, quelli che aspettano il proprio numero al bancone… e molte altre ancora.
Sul palco, la scenografia è praticamente inesistente, ma nonostante questo, grazie anche agli effetti audio, l’ambientazione è sempre chiara e ben ricreata. Le coreografie di Maja Delak sono un crescendo di energia, nonostante il loro essere minimal e tutte compattate. Ottimo anche il disegno luci di Rossano Siragusano.
Il cast è composto da: Federica Bognetti, Francesco Errico, Andrea Lietti, Roberto Marinelli, Isabella Perego, Elena Scalet, Andrea Tibaldi, Cecilia Vecchio e Carlo Zerulo.
E la mia perplessità è proprio a proposito del cast. Purtroppo molto spesso, nel musical italiano, la recitazione viene messa in secondo piano rispetto al canto e alla danza, però qui succede proprio il contrario. Se a livello attoriale parte del cast si è portata a casa una prova convincente e con ottimi tempi comici, alcuni di loro avevano una scarsa preparazione vocale, al limite dell’accettabile. In Italia siamo pieni di performer che studiano in accademie professionali e si formano a 360° su tutte le discipline, proprio per evitare di salire su un palco con lacune, rischiando di rovinare un’arte già fin troppo bistrattata. Oltre alle note calanti che hanno accompagnato lo spettacolo, nessuna performance ti lascia di stucco, ed è stato un peccato non aver sentito voci all’altezza dei bellissimi testi. Io ve lo consiglio comunque perché è uno spettacolo fatto bene, ma se siete dei puristi del canto… non abbiate troppe pretese.