DA MARE FUORI A JAMIE: L’ADOLESCENZA COME ATTO DI CORAGGIO

Dallo schermo al teatro. Storie di rivalsa, emarginazione, coraggio. 

Tra le serie Tv italiane ecco che spopola Mare Fuori, che continua ad essere al primo posto tra le dieci serie più guardate su Netflix. Il segreto? Un impasto tra verità, coraggio, speranza. Una tematica non scontata quella dell’adolescenza raccontata tra le sbarre di un carcere minorile. Una tematica che permette di riconoscerci in un disagio, che, seppure in forme diverse, abbiamo provato tutti. Storie familiari non indifferenti, scelte sbagliate accompagate spesso a una mancanza di alternativa, gerarchie che si fanno giustizia da sole. 

Così lo spettatore respira le storie dei personaggi, a tratti simili, ma in reltà completamente diversi. Gli adolescenti di Mare Fuori ci mostrano ciò che vogliono ma ancora di più ciò che non vogliono. Il grido d’aiuto spesso diventa resilienza e la necessità di essere ascoltati si nasconde dietro una violenza ingiustificata ma per loro salvifica. Una violenza che credono sinonimo di rispetto ma che altro non è che profonda debolezza mista a un timore sconsiderato del giudizio. 

Giudizio come parola chiave di questa età in cui non si è né troppo grandi, né troppo piccoli. Giudizio è ciò che si annida spesso dietro i muri di carta che i protagonisti di queste vicende ergono tra loro e la libertà.

Ed è quello che succede, in una forma e in un contesto diverso, a Jamie, il protagonista del musical che porta il suo nome in scena adesso nei teatri italiani:  “Tutti parlano di Jamie”.  

Jamie non è altro che un adolescente che ha un sogno. Il sogno di essere libero, di essere ciò che è. Un sedicenne che ha voglia di superare la discriminazione e il bullismo per diventare una drag queen. Un musical che parla di inclusività, di libertà e di lotta contro i pregiudizi si fa strada sul palcoscenico e porta una ventata di freschezza, di armonia, di libertà. 

L’adolescenza, così, non è più una prigione ma si affaccia al domani e lo guarda con speranza e non più con disprezzo. 

Che sia sullo schermo o a teatro, il pubblico osserva questi ragazzi come riflesso di una parte di se stessi e ne viene travolto. 

Il successo ha radice nell’eliminazione del giudizio e nel bisogno, che abbiamo soprattutto in questo momento, di sentirci parte di qualcosa. 

Affezionarsi a questi personaggi diventa inevitabile e avviene tramite un processo di inclusione: smettere di giudicarli e osservare il mondo dal loro punto di vista, dalla loro fame di futuro.

Che sia in un carcere minorile o tra i banchi di scuola della classe di Jamie, l’emarginazione è un fenomeno che tocca corde profonde e ci permette di entrare a far parte di un tutto che, spesso, sembra essere troppo lontano e invece è proprio davanti ai nostri occhi. 

Claudia Martignetti

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