Dalle leggi per i diritti al teatro: storie di adozioni

Pochi giorni fa si parlava di riconoscimento per i figli di genitori omosessuali, l’Italia
dice no. I diritti dei figli di genitori dello stesso sesso finiscono al centro del dibattito
politico che boccia in Senato il regolamento Ue sui figli di coppie gay. Al di là del
contesto genitoriale e familiare sul quale si potrebbe discutere e su cui il dibattito
politico italiano si è ampiamente espresso, la questione su cui l’attenzione dovrebbe
essere posta è che l’adozione sia, a prescindere, un atto di amore. Difficile sarebbe
immaginare l’amore, dargli un volto, o meglio ancora un sesso. L’amore, così come il
bisogno di accudimento, vengono da un processo naturale di cui l’uomo si fa
portatore. Difficile decretare, essendo noi uomini bisognosi in primis di quel
sentimento, a chi sia giusto affidarlo e soprattutto se affidarlo.

Il teatro è ricchissimo di storie di adozioni, di storie di amore e di storie di bambini
abbandonati. È il caso di Annie, un musical con libretto di Thomas Meehan, musiche
di Charles Strouse, testi di Martin Charnin, basato sul comic strip Little Orphan
Annie di Harold Gray. Il debutto del musical è stato a Broadway nell’aprile 1977 ed è
rimasto in scena per 2377 repliche fino al gennaio 1983; la produzione originale ha
vinto 7 Tony Awards, tra cui miglior musical.

Annie non è una bambina perfetta e composta, anzi. È brillante, un pò goffa, a tratti
irriverente ma terribilmente vera. La sua spontaneità, però, riesce ad arrivare al cuore
di un uomo molto ricco che fa quella beneficienza che si vede, o meglio, che si deve
vedere. Annie tocca delle corde che probabilmente non vibravano da troppo tempo e i
muri fortificati dalle resistenze vengono buttati giù da scompigliati capelli rossi e
sorrisetti buffi.

Annie ci mostra il lato più umano dell’adozione: il dare e avere. La bellezza di poter donare e allo stesso tempo di poter ricevere quel sentimento in cambio e imparare ad amare, per poter essere allo stesso tempo figli e genitori. Il teatro ci ricorda quanto in realtà una tematica non sia mai distante da noi, quanto una storia o un personaggio possano essere specchio del mondo fuori dalla sala. Annie non potrebbe tranquillamente essere una bambina che ha bisogno di una famiglia? E il suo genitore adottivo non potrebbe semplicemente essere un uomo che ha bisogno di diventare famiglia? Sarebbe bello poter pensare di si.

Claudia Martignetti

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