“HAIR”: il consiglio della settimana dopo un anno di guerra in Europa

Un carnevale di costumi, canzoni e valori universali per la pace

I giorni scorsi hanno visto l’Italia intera celebrare in tutta la sua creatività la ricorrenza del Carnevale, festività pagana a cui il nostro Paese è sicuramente uno tra i più legati. Purtroppo però questa settimana è stata anche protagonista di una ricorrenza più spiacevole e delicata: il 24 Febbraio dello scorso anno le Forze Armate della Federazione Russa invadevano l’Ucraina, portando il conflitto russo-ucraino, già in corso dal 2014, ad un nuovo cruciale capitolo.

Come fondere tra loro l’eccentricità dei costumi del Carnevale e il tema della guerra in modo che possano ispirare la visione di un musical da ripescare e assolutamente da non perdere? La risposta è Hair (The American Tribal Love-Rock Musical) il musical del 1967, scritto da James Rado e Gerome Ragni per i testi e da MacDermot per la musica, che già dal titolo evoca uno dei simboli del movimento pacifista degli anni ’60, ovvero i capelli, che i giovani hippy protagonisti del Musical portano orgogliosamente lunghi proprio come espressione del rifiuto di entrare a far parte dell’ esercito americano.

Hair racconta le vicende di un gruppo di esponenti della controcultura hippy riunitosi al Central Park di New York per dar vita ai movimenti di ribellione contro la Guerra del Vietnam. In particolare il focus viene posto su Claude, un giovane conservatore proveniente dal mid-west che si trova casualmente nella suddetta tribù hippy e dovrà decidere se abbandonarsi totalmente a questa nuova vita che gli sia apre davanti.       

Hair: un musical inarrestabile

Curiosamente nato come musical Off Broadway, Hair debutta in un teatro minore di New York nel 1967 e, dopo 45 repliche, arriva a Broadway e da lì la sua diffusione nel mondo è inarrestabile, raggiungendo persino l’est Europa una volta caduto il muro di Berlino.             

È stato definito come il precursore del genere “musical rock” ( a cui qualche anno dopo farà seguito Jesus Christ Superstar). Nonostante questo merito, la colonna sonora è composta però da brani in cui trovano spazio diversi generi musicali, dal funk di “Colored Spade”, passando per il blues malinconico di “Easy to be hard”, fino all’ African Music di “I Got Life” per la cui composizione MacDermot ha studiato la musica della tribù africana dei Bantu dove gli accenti vengono posti secondo ritmi insoliti rispetto a quanto viene fatto nel mondo occidentale. Questo brano, oltre che per la ricercatezza dell’arrangiamento musicale, ha riscosso notevole successo per il testo che inneggia alla bellezza del non possedere nulla ed essere quindi liberi da qualsiasi costrizione materiale.

I numeri musicali oltre che dare vita al carattere dei personaggi e consentire lo svolgimento della trama, fungono da manifesto degli ideali e dei valori della controcultura hippy, come avviene in “Aquarius” in cui si anela all’avvento dell’era dell’Acquario che porterà la pace e l’armonia tra i popoli della Terra; in “Walking in space”, inno all’amore universale e “Let the sunshin in”, canto di ottimismo, cambiamento e speranza in un futuro migliore.

La ricercatezza musicale e la dirompenza dei testi pregni di significato, valgono alla colonna sonora di Hair persino la vittoria di un Grammy. Curioso invece che il musical non sembrerebbe essere piaciuto a John Lennon che, dopo averlo visto, lo definì addirittura “dull” ovvero banale. Sicuramente banale non può essere definita la controversa scena con cui si chiude il primo atto, passata alla storia: qui infatti parte del cast, solitamente composto da attori di nazionalità differenti per sottolineare il messaggio di inclusione, entra in scena totalmente nudo per riflettere gli ideali di liberazione sessuale della comunità hippy. Decisione artistica coraggiosa se consideriamo i tempi in cui lo spettacolo viene realizzato.  

Per questa scena di nudità, per la ridicolizzazione del modello americano, per l’estetica, per la presentazione di temi come la libertà sessuale e l’utilizzo delle droghe (vedi il brano “Hashish”),  oltre che per la già discussa composizione delle musiche, Hair è ancora oggi uno dei musical più controversi di sempre, tanto è vero che in alcune città, nel corso dei primi anni di messa in scena, si sono verificati episodi di violenza che hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine.   

Non è stato da meno il film ispirato al musical, realizzato nel 1973 e che, seppur con qualche modifica nella trama, conserva il carattere avanguardista e originale che ha decretato il successo dell’ opera teatrale.   

Rappresentato a Milano nel 2022, al momento non sembrano esserci date del musical in programma per la stagione italiana 2022/23, ma se avete voglia di regalarvi un viaggio in Europa in cui godere della visione di un musical che lascerà sicuramente il segno, potete approfittare delle date in programma nelle città di Stoccolma e di Monaco di Baviera.

Lanfranco Rosa

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