“Il Compleanno” di Pinter con la regia di Peter Stein

È la prima de Il Complenno alla Sala Umberto. La composizione del pubblico e i discorsi sul teatro che si intercettano mentre si raggiunge la propria poltrona, confermano che il palco sta per essere animato da un’istituzione: Peter Stein, regista teatrale di fama europea, dirige un classico contemporaneo scritto dal premio Nobel Harold Pinter.

Una cornice di mattoni circoscrive un soggiorno verde, semplicemente arredato, nel quale appare sin da subito un’altra pietra miliare del teatro italiano: Maddalena Crippa. Accanto a lei, altri interpreti formidabili i cui corpi parlano delle intenzioni dei personaggi più delle stesse parole.

Nel ruolo del protagonista Stanley troviamo Alessandro Averone (veterano delle regie di Stein), che vince la sfida con un personaggio che si trasforma dall’avvilito e indisciplinato “Stan” all’uomo violento che, emergendo dal buio con una risata inquietante, scuote lo spettatore dallo stesso torpore da cui sono risvegliati tutti i personaggi della pièce.

Magistrale la sequenza che chiude il secondo atto. Con una regia che segue pedissequamente le indicazioni dell’autore, il pubblico viene inglobato nella scena e obbligato a interrogarsi e angosciarsi insieme ai personaggi che la popolano. Stanley cede ad uno scatto violento e si lancia sul collo di Meg. Buio. Come i personaggi, tutta la platea è all’oscuro di quanto accade e può solo presupporre cosa succede da suoni, rumori, parole e urla che emergono dal buio.

Si accende una pila e, come viene puntata sugli occhi di Goldberg, per un momento viene rivolta verso il pubblico e lo acceca: lo spettatore è lì con loro, nel soggiorno, nel mezzo di quella confusione. La pila si spegne di nuovo e torna il battito minaccioso del tamburo regalato a “Stan” per il suo compleanno. Si susseguono battute concitate mentre si cerca Lulu (Emilia Scatigno), l’amica di Meg svenuta durante il blackout, e quando la pila si riaccende il pubblico scopre, con la stessa inquietudine dei presenti, Stan che tenta di abusare di Lulu sul tavolo.

La rappresentazione prosegue e, dopo aver sfruttato l’espressività del buio, gioca con le luci variando su toni più caldi o più freddi in modo da accompagnare la scena e rafforzare quel senso di minaccia incombente. Una minaccia lasciata sospesa da Pinter nel testo e concretizzata agli occhi del pubblico, come a quelli di Stanley, in due forestieri (Gianluigi Fogacci e Alessandro Sampoli).

Debora Troiani

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