Il Real Teatro di Corte a Caserta, un gioiello da scoprire
Quando parliamo della Reggia di Caserta, non si può non pensare alla sua magnificenza. Commissionata nel XVIII secolo da Carlo di Borbone (re di Napoli e di Sicilia), è considerata la residenza reale più grande al mondo per volume.
Protagonista il grande parco della Reggia, una superficie di 120 ettari che comprende fontane, vasche e cascate.
Di fronte a tutta questa maestosità, passa in secondo piano una delle costruzioni più curate e dettagliate dell’epoca: il Real Teatro di Corte.
Ubicato sul braccio sinistro della Reggia, è tutt’oggi visitabile. Nacque per volere del re e la sua architettura è ispirata al rivoluzionario Teatro di San Carlo di Napoli. Una riproduzione in scala del famosissimo teatro napoletano, sotto alcuni aspetti, perfino migliore.
È l’unica sala del palazzo interamente realizzata sotto la supervisione del Vanvitelli che ha dovuto superare diverse difficoltà di natura tecnica ed economica.
La sua costruzione inizia a partire dal 1756, tre anni dopo l’inizio dei lavori per la realizzazione della Reggia. Questo perché, il Teatro, non era previsto nel progetto originale né nei primi disegni preparatori del Vanvitelli. Successivamente, Vanvitelli, esprime il desiderio di voler realizzare un grande teatro pubblico nel Parco e direttamente collegato al palazzo. Re Carlo, considerata la nomina del gemello napoletano, commissiona la costruzione di un teatro interno, più raccolto e intimo.
A causa dei diversi impegni dell’architetto, il teatro vede la luce (al seguito di diverse complicazioni) nel 1768.
La struttura del Real Teatro di Corte è inaugurata nel carnevale del 1769 dalla giovane coppia reale di Ferdinando e Maria Carolina, alla presenza di tutta la nobiltà napoletana. Fino al 1798, il teatro ospita rappresentazione di varia natura che andavano dalle feste da ballo alle rappresentazioni teatrali e musicali.
Nella Biblioteca Palatina situata negli Appartamenti Reali, sono ancora oggi conservati i libretti d’opera dell’epoca, una testimonianza indiscutibile dell’amore per la musica da parte dei giovani sovrani.
La famosa forma a ferro di cavallo rappresenta un tipo di struttura definita come “teatro alla Napoletana”, divenuta successivamente uno standard per tutti i nuovi teatri mondiali.
I 5 piani di palchi hanno diversa natura. Innanzitutto, di carattere sociale al fine di riflettere le posizioni sociali degli spettatori presenti (più si è importanti, più in alto ci si siede). Di natura strutturale sia da un punto di vista organizzativo, per una più ordinata suddivisione, sia da un punto di vista estetico grazie alla presenza della “quinta teatrale” che rende finalmente possibile nascondere i macchinari scenici. Di rappresentanza, col fine di riflettere i gusti e la maestosità della famiglia reale.
Il teatro presenta 4 ingressi. Uno riservato al Re e alla Corte, due laterali con scale a chiocciola per il pubblico ed un ultimo alle spalle del palco, per artisti, macchinari e tecnici.
I 41 palchi disposti su 5 file, si estendono su una superficie di 12 metri di lunghezza e 12 di altezza. Il Palco Reale, in particolare, ha un’altezza pari a tre file di palchetti ed è sormontato da una grande corona realizzata da Gaetano Magri. La corona è sostenuta da una statua rappresentante la Fama che suona la tromba.
Di particolare bellezza il soffitto, affrescato all’epoca da Crescenzo La Gamba, con un grande affresco centrale raffigurante Apollo che schiaccia un pitone. Questa allegoria è in realtà traduzione dello stesso Re Ferdinando che calpesta il vizio, la cattiveria e il male.
Gli altri affreschi presenti raffigurano le 9 muse ispiratrici delle arti mentre, i quattro medaglioni, rappresentano i quattro elementi della Natura. Tra le due colonne del proscenio, la statua di Orfeo e Anione. Il sipario (ancora originale) è adornato con una tela raffigurante Ercole Farnese, una delle colossali statue che la famiglia Borbone ereditò dalle collezioni di Elisabetta Farnese.
La caratteristica unica di questa struttura sta però nel fondale. Una struttura apribile che permette di sfruttare il Parco Reale come sfondo delle rappresentazioni. Tutto questo grazie ad un portale rimovibile realizzato dal Collecini e dipinto da Antonio Lolli.
Una delle rappresentazioni più famose è quella del 1772, la “Didone Abbandonata” su libretto di Pietro Metastasio. La scena finale prevede infatti un grande incendio, che fu inscenato realmente grazie al portale rimovibile, con l’accensione di una piccola parte del boschetto.
I colori dominanti sono quelli della famiglia reale, l’azzurro e l’oro, manifestazione di maestosità e splendore.
Un piccolo gioiello nascosto e senza tempo, un vero e proprio San Carlo in miniatura celato quasi segretamente nel cuore di una delle Regge più famose del mondo.
Francesca Vadacca
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