Briciole, di Stefania Paternò – l’arte contro la violenza

locandina fornita dall’ufficio stampa. Ph. Riccardo Sarti.

Il primo dicembre Briciole, spettacolo ideato, scritto e rappresentato da Stefania Paternò, arriverà all’Officina Teatrale de’ Maicontenti di Bologna alle 21.00, per parlare al pubblico (e con il pubblico) di relazioni tossiche, violenza e manipolazione.
Briciole però è una commedia, che affronta tematiche sempre più urgenti con il potere del sorriso e della risata, con la brillantezza che permette a tutti di riflettere.

A parlarcene è la stessa Paternò, in un’intervista che le abbiamo fatto in questi giorni per conoscere Briciole un po’ più da vicino.

Sappiamo che Briciole nasce da una sua esperienza personale:
le abbiamo chiesto come sia arrivata ad affrontare il dolore
tramite la creazione artistica.

immagine fornita dall’ufficio stampa. Ph. Riccardo Sarti.

Era un periodo molto difficile della mia vita. Ero stata lasciata, di nuovo, sempre con le stesse modalità, un altro fallimento sentimentale, ancora quella terribile sensazione di essere stata abbandonata. Ero confusa, cercavo delle spiegazioni logiche, delle motivazioni plausibili a cui aggrapparmi per capire, per soffrire di meno, ma non riuscivo a trovarle: sentivo di aver perso la parte più bella di me, non riuscivo a razionalizzare l’accaduto. La fine di una storia è sempre molto dolorosa, ma in questo caso per l’ennesima volta sapevo che c’era qualcosa di più.
Il modo in cui ero stata lasciata era stato così imprevedibile, così tossico, così fortemente illogico. C’era qualcosa di sbagliato in tutta questa storia non solo per come era finita, ma anche e soprattutto per come era cominciata e per il risvolto che aveva preso.

Così cominciai a scrivere:

dovevo trasformare il mio dolore in qualcosa di costruttivo e soprattutto sapevo che aiutando me stessa avrei aiutato anche tutte quelle persone intrappolate in rapporti tossici.
Volevo parlare di manipolazione, di abbandono, di violenza fisica e psicologica. Perché bisogna assolutamente parlare di questi argomenti, perché vivere all’interno di un rapporto tossico non è vita, perché i danni (spesso sottovalutati) che lascia la fine di un rapporto del genere sono gravissimi, e spesso non si riesce nemmeno a chiedere aiuto. Mi sono voluta focalizzare sul narcisismo patologico, perché le mie esperienze ruotavano sempre intorno a figure di questo tipo, a soggetti anche solo con sfumature di questa patologia, non solo nei rapporti sentimentali, ma anche in amicizia e nell’ambito lavorativo. Scoprire che si tratta di una vera e propria patologia contenuta nel DSM (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ha indubbiamente accelerato la mia guarigione, perché finalmente le mie domande hanno avuto una risposta. Tutto ha cominciato ad assumere un aspetto molto più chiaro, ed è qui che ho pensato: se è chiaro per me, deve essere chiaro per tutta quella gente confusa, inconsapevole o consapevole ma comunque restia ad abbandonare questo tipo di tossicità.

Sono vari i motivi che mi hanno spinto a scrivere Briciole.

Innanzitutto volevo far comprendere la gravità e la serietà del narcisismo patologico: è descritto come il male del secolo, la causa di molti femminicidi, di violenze, di stupri, di bullismo, lo specchio della nostra società dove non esistono forme di comunicazione ma più di possesso e di totale prevaricazione; per chi soffre di tale patologia l’altro non è un essere umano che ha bisogni, idee, sentimenti, ma solo un oggetto al suo servizio. Se è utile lo tiene, in caso contrario lo scarta.

immagine fornita dall’ufficio stampa. Ph. Riccardo Sarti.

Ho scritto questo spettacolo anche per sottolineare che i danni della violenza psicologica sono al pari della violenza fisica, perché siamo abituati a pensare che quest’ultima abbia un peso superiore, ma non è così. Ho voluto dedicare questo spettacolo sia agli uomini che alle donne, perché la violenza non ha un’identità di genere, la violenza è violenza. Un altro motivo che mi ha spinto a scrivere questo testo era perché volevo parlare di noi tutti, dell’importanza del proprio percorso individuale, perché finché non sarai riuscito davvero a comprendere te stesso, la vita ti ripresenterà sempre gli stessi mostri, anche se in forma diversa.

Affrontare queste tematiche e contribuire alla consapevolezza sta diventando sempre più importante. Dal momento che il suo progetto nasce anche per questo, abbiamo chiesto a Stefania quale sia stato il riscontro da parte del pubblico finora e se ci fossero eventi o momenti che ricorda in particolare.

Ho conosciuto tante donne che mi hanno raccontato la loro storia a fine spettacolo, alcune si sono aperte perché finalmente si sono sentite capite, e così anche numerosi uomini coinvolti in rapporti tossici. Ho incontrato donne narcisiste che hanno capito il senso dello spettacolo e hanno riflettuto sui loro comportamenti negativi, così come anche uomini narcisisti. Alcuni ne sono rimasti molto turbati, altri mi hanno ringraziata per aver loro aperto gli occhi, alcuni dopo il mio spettacolo hanno iniziato a fare terapia, altri hanno avuto il coraggio di chiudere la loro storia, altri ancora hanno affrontato il loro dolore veicolandolo in arte esattamente come ho fatto io.

La mia più grande vittoria

risiede nel fatto che è uno spettacolo rivolto a tutti, sia a uomini che donne e tutti infatti ne restano colpiti. Non ci sono accuse, non è raccontato in una chiave vittimistica, al contrario sottolinea l’importanza del proprio percorso individuale e questo messaggio è importante per tutti, dai più giovani ai più grandi, dagli uomini alle donne.
Solo una volta mi è capitato di non essere capita, quella volta un ragazzo mi chiese: “ma a parte dire che tutti gli uomini sono stronzi, che cosa vuoi dirci?” Ricordo che ho sorriso, non era una critica costruttiva ma semplicemente uno sfogo da parte di chi si era sentito attaccato in qualche modo dall’argomento, cosi l’ho guardato e gli ho detto: “questa tua osservazione mi fa capire che non sei ancora pronto per cogliere la profondità dello spettacolo, e che forse non lo sarai mai”.


Le persone hanno sempre apprezzato la brillantezza del testo, il descrivere un dolore attraverso la risata: la gente in sala piange e ride allo stesso tempo, perché attraverso la risata si riesce a mostrare il lato più divertente del dolore, in modo da poterlo esorcizzare e poterlo vivere con maggiore distacco. Recentemente ho letto questa bellissima frase: “Quando si riesce ad alternare umorismo e malinconia si ha successo, ma quando le stesse cose sono nel contempo divertenti e malinconiche è semplicemente meraviglioso “.
Un giorno alla fine di una replica una ragazza mi disse: “Aver sentito la tua storia mi ha fatto sentire meno sola, e mi ha mostrato cose che non volevo vedere”. Era stata lasciata il giorno delle nozze, poco prima di andare in chiesa. Non aggiungo altro.

Per concludere, immancabilmente, gli obiettivi per il futuro.   

Voglio portare avanti la mia missione, perché di questo si tratta.
Voglio continuare ad avere la libertà di raccontare la mia storia attraverso l’arte, per sensibilizzare più gente possibile, per aiutare più gente possibile. Ho appena debuttato con Briciole il 22 Novembre all’interno della splendida cornice del Teatro Ariston di Gaeta in un evento organizzato dalla Croce Rossa Italiana Comitato Sud Pontino e l’incasso è stato devoluto alla Croce Rossa: queste sono grandi felicità. Il 25 Novembre invece sono stata la mattina a Forlì sempre con Briciole per un evento con le scuole, organizzato dal Tavolo Permanente delle Associazioni contro la violenza alle donne e lì ho avuto modo di parlare con molti studenti.
Infine il primo Dicembre sarò a Bologna al Teatro de’ Maicontenti, nuovamente con Briciole, per il Centro Studi Euterpe Mousikè, dove avrò modo al termine dello spettacolo di rivolgermi direttamente ad un pubblico di persone che hanno vissuto o che stanno vivendo ancora adesso un rapporto tossico. Sono persone che fanno parte dell’associazione che organizza l’evento e questo mi permetterà di entrare ancora di più nello specifico dell’argomento trattato, al fine di creare un bellissimo scambio umano e artistico per aiutarsi a vicenda e sentirsi meno soli.

Questo è ciò che voglio continuare a fare e ciò che mi aspetto da me stessa.

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