“Heathers”: una dark comedy sugli orrori dell’adolescenza

“Heathers”, un cult film che doveva essere diretto da Kubrick

Quando nel 1986 Daniel Waters iniziò a lavorare alla sceneggiatura di quello che sarebbe poi diventato “Heathers” (uscito in Italia col titolo “Schegge di follia”) la sua idea iniziale era di far dirigere il film a Stanley Kubrick. Questa idea gli nacque dal successo della sua black comedy “Dottor Stranamore”. Dobbiamo quindi convivere con l’idea che, in un universo alternativo, il regista di classici come “Shining” e “2001: Odissea nello spazio” avrebbe avuto nel suo resumé “Heathers”. Perché, come avrete intuito, il sogno di Waters non si realizzò.

Il film uscì nel 1989, con la regia di Michael Lehmann. Alla sua uscita il film fu un flop dal punto di vista economico e non ottenne grandi apprezzamenti dalla critica.

Il film, una parodia cupa delle pellicole adolescenziali, ha per protagonista Veronica Sawyer. La ragazza, nel tentativo di ottenere notorietà a scuola, è diventata amica delle ragazze più popolari (e più crudeli) dell’istituto, le “Heathers”. La sua vita si complica quando nella scuola arriva J.D., un ragazzo violento che coinvolge Veronica in una serie di crimini rivolti contro i loro compagni.

Heathers
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Protagonista del film una giovanissima Winona Ryder, che implorò il team del film per ottenere la parte di Veronica. L’attrice, sedicenne all’epoca delle riprese, arrivava dal ruolo nell’iconico “Beetlejuice” di Tim Burton. Il suo agente era convinto che partecipare a “Heathers” avrebbe rovinato la sua carriera. La parte dello psicopatico J.D. andò a Christian Slater, che dalla sua interpretazione ricevette grande successo. Le tre “Heathers” sono interpretate da Kim Walker, allora fidanzata con Slater, Shannen Doherty, inizialmente interessata al ruolo di Veronica, e Lisanne Falk. Mentre tutti gli altri attori nel cast avevano tra i sedici e vent’anni, la Falk mentì sulla sua età per farsi assumere. Al momento delle riprese aveva infatti 23 anni.

Col suo umorismo cupo e la sua visione pessimistica della vita scolastica, la pellicola si è guadagnata col passare del tempo lo status di cult. Questo nonostante inizialmente questi stessi elementi non siano stati affatto apprezzati, né dal pubblico né dalla critica cinematografica.

Non a caso i film che avevano dominato gli anni 80 erano i film adolescenziali di John Hughes, come “Sixteen Candles – Un compleanno da ricordare” e “Una pazza giornata di vacanza”.

Film che, pur avendo alcuni tratti eticamente opinabili, se guardati con lo sguardo odierno, possedevano comunque una visione decisamente ottimistica dell’esperienza scolastica e adolescenziale. “Heathers” chiude invece il decennio con un film in cui si trattano temi seri come il bullismo, la bulimia e il suicidio. Temi che purtroppo si adattano sin troppo bene al pubblico di riferimento.

Non per nulla anche in Italia il film ha causato uno scandalo.

La fama di questo film ha portato alla produzione di un musical dallo stesso nome.

Il lavoro sull’opera è iniziato nel 2009. La musica e il libretto furono affidati a Laurence O’Keefe, grazie al lavoro che aveva svolto adattando il film “Legally blonde” (in italiano “La rivincita delle bionde”). Al suo fianco Kevin Murphy, principalmente conosciuto per il suo lavoro in televisione. Il suo contributo principale al mondo del teatro musicale è stato l’adattamento-parodia di “Reefer Madness“, un delirante film degli anni 30 contro la droga. L’assortimento risultava ideale, visto che il materiale di base era un film e l’opera avrebbe dovuto avere un certo tono ironico.

Inizialmente si tennero alcune letture dell’opera, che culminarono in un concerto tenutosi al Joe’s Pub. Trattasi di uno spazio performativo messo a disposizione dall’associazione artistica The Public Theatre, in cui si tengono esibizioni live che abbracciano diversi generi musicali. Lo spettacolo era diretto da Andy Fickman, che si era occupato anche della regia di “Reefer Madness”.

Il debutto vero e proprio è avvenuto nel 2013 a Los Angeles, all’Hudson Backstage Theatre. Protagonisti della produzione erano Barrett Wilbert Weed nei panni di Veronica e Ryan McCartan in quello di J.D.

Successivamente la produzione si spostò nell’Off Broadway al New World Stages, con nuove aggiunte al cast originale. Nonostante il grande successo, che portò anche alla registrazione di un album, la produzione chiuse ad agosto 2014.

Solo quattro anni dopo, a seguito del passaparola su Internet, il musical tornò in pianta semi stabile in un teatro, nello specifico prima al The Other Palace e poi al Theatre Royal Haymarket. Protagonista dello spettacolo londinese l’attrice Carrie Hope Fletcher. Fickman si occupò della regia sia della produzione di Los Angeles sia di quella londinese.

Nel passaggio dello spettacolo a Londra il musical ha subito una serie di riscritture e aggiunte di canzoni nuove. Ricordiamo “You’re Welcome”, che sostituisce “Blue”, un brano in cui due ragazzi tentano un approccio decisamente… predatorio nei confronti di Veronica. Heather Duke, una delle tre Heathers, nella versione londinese, ha un proprio solo, “Never Shut Up Again”. Infine Veronica ha un nuovo pezzo che corrisponde alla sua rottura con J.D., “I Say No”.

Da quel momento il musical ha visto una serie di produzioni professionali negli stati uniti, in Australia e in brasile.

La diffusione dell’opera è stata facilitata dal successo che ha riscosso online, dopo che diversi video illegali della produzione di Broadway (bootleg) hanno ottenuto attenzione dalla giovane comunità teatrale. Questo successo è coinciso ad un rinnovato interesse verso il genere musical a seguito della fama mondiale ottenuta da “Hamilton” nel 2015. Non a caso per lungo tempo nell’ambiente dei fan di musical si parlava soprattutto di quattro spettacoli, i “Big Four”: “Hamilton”, “Dear Evan Hansen”, “Be more chill” e, appunto, “Heathers”.

Oltre a ciò il musical ha avuto una lunga storia di rappresentazioni amatoriali, messe in scena da diverse scuole americane. Una delle prime produzioni amatoriali è diventata celebre col nome di “Illegal Heathers”, perché messa in scena prima che fossero resi disponibili i diritti per la messa in scena in ambito scolastico. Questa produzione è conosciuta soprattutto per il suo essere di qualità decisamente infima.

Anche in Italia il musical è andato in scena per la prima volta nella sua edizione scolastica, con le canzoni tradotte in italiano e performer esordienti.

Lo spettacolo, andato in scena nel 2018, è stato pubblicato nella sua integrità durante il lockdown, ed è tuttora disponibile a questo link.

Foto di Annarita Barbarossa

La versione scolastica è stata anche al centro del cinquantunesimo episodio della teen serie “Riverdale”. In questo episodio i protagonisti mettono in scena il musical, con risultati perlopiù negativi. Un evento che ben indica, comunque, l’entrata dello spettacolo nell’immaginario teatrale collettivo e la fama che ha ottenuto, soprattutto tra le giovani generazioni.

Dunque, un film cult che ha dato vita ad un musical altrettanto (se non maggiormente) amato. Quali sono le differenze fondamentali tra film e musical?

Intanto possiamo notare che il musical fa alcune modifiche alla struttura della storia che certamente la migliorano, soprattutto a favore della caratterizzazione di Veronica. Mentre il film si apre con una sequenza (iconica) che vede le Heathers giocare a croquet assieme a Veronica. Subito siamo catapultati nell’amicizia tossica tra le quattro ragazze. Il musical si apre invece con una sequenza che ci fa vedere come fosse la protagonista prima di iniziare la frequentazione e perché abbia forgiato questa amicizia\alleanza.

Grazie a questo espediente il musical riesce anche ad approfondire il personaggio di Martha Dunnstock, che in origine era abbastanza marginale. Al contrario nel musical la ragazza era la migliore amica di Veronica prima della sua trasformazione in un membro delle “Heathers”. Un personaggio positivo e le cui difficoltà non vengono sminuite, a cui è destinato uno dei pezzi da solista più emozionanti del musical, “Kindergarten Boyfriend”.

Uno dei personaggi che probabilmente è stato maggiormente modificato è stato quello di J.D.

Mentre le tendenze psicopatiche del ragazzo sono state mantenute, il musical sembra cercare di addolcire quegli aspetti che nel film rendevano evidente la natura tossica della sua relazione con Veronica. Un semplice esempio: nel film i due si mettono insieme dopo che J.D. si infila nella camera di Veronica passando attraverso la sua finestra. Nel musical è Veronica a fare irruzione nella camera del ragazzo.

Nel musical al personaggio viene data maggiore introspezione di modo che il pubblico possa avvicinarsi maggiormente a lui. Scopriamo di più sul suo passato, che nel film veniva solamente nominato brevemente e trattato con lo sguardo ironico che la pellicola assume. Qui lo sguardo del musical è immediatamente simpatetico, pur facendoci comunque percepire il suo squilibrio. Uno dei primi approcci che abbiamo col personaggio è infatti la scena in cui picchia uno degli studenti. Ma anche questo momento in realtà è molto più soft rispetto a quello che ci mostrano nel film, in cui J.D. arriva a sparare (a salve) sui malcapitati.

Il suo mantra personale, una frase tratta dal film (“Il nostro amore è Dio”), viene ripetuto prima in forma romantica, per poi diventare col procedere delle vicende sempre più ossessivo o maniacale.

Una definizione che si adatta bene all’intero personaggio di J.D., inizialmente percepito come anti eroe tragico e alla fine tramutatosi definitivamente in uno psicopatico.

Peccato che questa caratterizzazione non sia bastata a molte fan, soprattutto di sesso femminile, che continuano a romanticizzare la figura del protagonista. Un problema che già si era manifestato col film, ma il musical sembra molto più attento a giustificare J.D.

In generale il musical mantiene gran parte delle battute iconiche del film e l’umorismo nero che caratterizza la pellicola. Alcune delle scene più politically uncorrect nascono da battute e scene provenienti dal film. E’ il caso di “My Dead Gay Son” o “Blue”. Una canzone che non a caso è stata sostituita nelle produzioni successive, anche perché sembrava rappresentare in una chiave comica un argomento delicato come quello dello stupro.

Nonostante ciò il musical si concentra di più, rispetto al film, sugli argomenti sensibili che tocca.

Un esempio primario di questa maggiore attenzione è il già citato maggiore spazio dato al personaggio di Martha, una studentessa sovrappeso vittima di bullismo. Oltre a ciò il film tratta con grande leggerezza il tema del tentativo di suicidio di Heather McNamara. Il musical le dedica invece un’intera canzone in cui possa esprimere appieno i propri sentimenti.

Oltre a ciò Veronica è affiancata durante tutto lo spettacolo dai “fantasmi” delle vittime delle macchinazioni sue e di J.D. Un accenno di PTSD e un’intelligente maniera per personificare i suoi sensi di colpa, che lentamente la consumano. Molto intelligente anche la scelta di utilizzare l’ensemble come mezzo per dare voce ai dubbi interiori e ai demoni dei protagonisti.

In generale quindi, nonostante non mi consideri grande fan né del film né del musical che ha ispirato, ammetto di ritenere l’opera musicale leggermente superiore.

Il film originale è iconico e un perfetto canto del cigno degli anni 80, con ottime interpretazioni da parte degli attori protagonisti. Ma il musical prende le premesse del film e le approfondisce, dando spessore ai personaggi secondari e aprendo la possibilità di discussione riguardo ad argomenti che nella pellicola erano appena accennati.

Se per qualche motivo non aveste ancora visto questo musical è probabile che riusciate a trovare online una produzione scolastica da recuperare. E se dovesse piacervi quello che vedete… Beh, avrete delle “Schegge di follia” da recuperare.

Silvia Strambi

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