Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street secondo Tim Burton

Da musical di Broadway a film slasher

Sweeney Todd
Nel 1979 a Broadway apriva il nuovo musical di Stephen Sondheim, ispirato alla penny dreadful “The string of pearls”. Nel 1980 Tim Burton, allora studente, si recò per tre serate di fila ad assistere allo spettacolo a Londra. Ventisette anni dopo, nel 2007, proprio Tim Burton portò sul grande schermo “Sweeney Todd”.

Il musical è ambientato nella Londra del 1846 (anno della pubblicazione della storia originale). Il barbiere Benjamin Barker ritorna in città per vendicarsi del giudice Turpin, che lo ha falsamente accusato di un reato rovinandogli la vita. Il giudice ha fatto ciò per possedere la moglie di Barker, Lucy. La donna si è uccisa dopo aver subito violenza da Turpin, il quale ha preso con sé la figlia di Barker, Johanna, crescendola come sua. Con l’aiuto di Mrs. Lovett, proprietaria del locale che serve “i peggiori pasticci di Londra”, Barker si costruisce la nuova identità di Sweeney Todd. Riprende in breve la propria attività in Fleet Street lasciandosi dietro una scia di sangue.

La serie letteraria su cui si basava lo spettacolo non motivava le azioni del protagonista. Si limitava a svelarne lentamente il mistero attraverso la figura dell’ingenua Johanna (in questa versione non figlia di Todd). Il musical di Sondheim al contrario decide di dare al barbiere una backstory che ne spieghi le uccisioni nefande. In questo modo una storia di puro intrattenimento macabro si trasforma in una vicenda di ossessione che porta infine il protagonista a rovinarsi.

“SWEENEY TODD” ebbe enorme successo, venendo candidato a 8 Tony Awards e vincendone sette.

Tuttora si contano un’infinità di riproposizioni, tra concerti, revival e tour nazionali e internazionali. Il musical nel nuovo millennio è arrivato anche in Italia con la regia di Claudio Insegno e le liriche di Emiliano Palmieri, mentre nei panni del Barbiere troviamo Lorenzo Tognocchi. Clicca QUI se vuoi saperne di più.

Sweeney Todd
Si ringrazia l’ufficio stampa

Come già detto il regista Tim Burton diresse l’adattamento cinematografico uscito negli USA nel dicembre 2007. Protagonisti i suoi attori feticcio Johnny Depp e Helena Bonham Carter (allora moglie di Burton). L’attore inglese ha decisamente un aspetto più giovanile degli intrepreti di Todd a teatro. Prima delle riprese Depp aveva avuto esperienze in gruppi musicali ma per interpretare al meglio il ruolo prese lezioni apposite. Nonostante la voce dell’attore non abbia una forza paragonabile a quella degli interpreti teatrali il suo approccio più ritenuto si adatta bene all’interiorità ribollente del personaggio. Rende inoltre molto più impressionanti le scene in cui la rabbia del barbiere esplode o in cui le sue emozioni si esasperano.

Il resto del cast è costituito da attori inglesi di grande calibro, molti dei quali riconoscerete dalla saga “Harry Potter”.

Alan Rickman interpreta il viscido giudice Turpin, e Timothy Spall la sua spalla, il messo Bamford. Sacha Baron Cohen, conosciuto principalmente per i suoi personaggi come il giornalista kazako Borat, ha la parte del barbiere Pirelli. Il film inoltre segnò il debutto di Jaime Campbell Bower, nei panni di Anthony, innamorato di Johanna. L’attore avrebbe ottenuto successivamente sia una piccola parte nella saga di Harry Potter, interpretando il giovane Grindelwald, sia il ruolo del protagonista maschile Jace nel film “Shadowhunters”.

La prima grande differenza tra film e musical è la rimozione del numero iniziale, “The ballad of Sweeney Todd”. questo presenta un gruppo di personaggi che fungono da “coro greco” (eliminato nel film) che eseguono un numero d’introduzione alla fine del quale appare Sweeney. Nel film tutta questa sezione è assente e viene sostituita con una versione strumentale eseguita nei titoli di testa.

Questo fatto incide poi anche nel resto della strutturazione dell’opera. Infatti questo brano viene ripreso più volte a teatro con variazioni nelle lyrics tra un pezzo e l’altro. Ciò non avviene nel film, in cui il coro non apparirà mai. Una perdita che purtroppo porta alla rimozione di alcune sezioni della soundtrack in cui esso si relaziona coi personaggi. E’ tuttavia necessaria nel passaggio da un medium all’altro, vista la natura fortemente teatrale del coro greco che difficilmente si sarebbe traslata efficacemente al cinema.

Una scena che invece è stata traslata particolarmente bene nella pellicola è stata quella dell’ “Epifania” di Todd. Nella versione teatrale il barbiere si rivolge direttamente al pubblico in sala, chiedendo loro se qualcuno voglia una rasatura. Nel film questo momento è sostituito da una visione di Sweeney che cammina per le strade di Londra immaginando di parlare ai passanti in una serie di piani sequenza.

Altro numero che implementa bene il materiale di base è “By the sea”. In questo, approfittando del mezzo cinematografico, Burton “materializza” le fantasie di Mrs Lovett, utilizzando uno stile colorato e plastico molto diverso dal resto del film.

Rispetto alla versione teatrale alcuni brani sono stati accorciati se non direttamente tagliati.

A soffrire di più di questi tagli è certamente il personaggio di Johanna e la sua storia d’amore con Anthony. Infatti uno dei brani tagliati è stato il divertente duetto tra i due amanti, “Kiss me”, e la reprise di “Ah, miss” cantata alla loro riunione. Tagliata è stata anche l’intera sezione femminile nella reprise di “Johanna”, che in origine era un trio di Todd, Anthony e, appunto, Johanna.

Il personaggio di Toby, che nel musical è solitamente interpretato da un adulto o al massimo da un adolescente, qui diventa un bambino. Questo fatto permette di creare maggiore empatia tra lui e Mrs Lovett. La donna più volte lo immagina come una sorta di figlio suo e di Sweeney Todd, parte di un’ideale famiglia.

La versione cinematografica è particolarmente notabile poi per elementi quali trucco, costumi e scenografia.

Burton decide di implementare nei costumi il suo stile personale, portando alla creazione di abiti che si allontanano decisamente dal canone vittoriano per rifarsi invece allo stile gotico. Questo è particolarmente evidente negli outfit dei due protagonisti. Anche il trucco risulta accentuato, a tratti quasi fumettistico, con visi eccessivamente sbiancati e occhiaie ben definite.

D’altronde non si può non notare che l’utilizzo della desaturazione sul materiale girato abbia portato all’intensificazione di tre colori nello specifico: il bianco, il nero e il rosso. Rispetto ad alcune versioni teatrali in cui gli elementi più sanguinosi sono ridotti, Burton decise di rendere il suo adattamento un vero e proprio slasher. In “Sweeney Todd” il sangue scorre a fiotti, in un crescendo di violenza che culmina nel finale truculento, in cui l’ultima cosa che vediamo è proprio la pozza di sangue in cui giace il protagonista. Questa è la fine a cui la sua sete di vendetta lo ha portato.

La violenza nel film è d’altronde fortemente stilizzata ed esacerbata. Secondo ammissione di uno dei produttori del film Burton voleva ricreare un’esperienza “surreale, quasi alla Kill Bill”. Dopo questo paragone è impossibile non rivedere effettivamente in questa pellicola qualcosa di tarantiniano.

Come sempre una versione filmica permette di espandere il mondo dell’opera. La Londra vittoriana è ricostruita in tutto il suo squallore con vere scenografie, realizzate del production designer Dante Ferretti. Il regista non perde mai occasione poi per mostrarci con calcolate inquadrature la povertà e la sporcizia in cui i personaggi vivono. Un esempio è il dettaglio dell’insetto che corre sul tavolo da lavoro di Mrs Lovett. Una scelta più che appropriata per una storia che era nata in età vittoriana nutrendosi delle preoccupazioni degli inglesi riguardo alla pulizia dei luoghi in cui mangiavano.

Rispetto all’originale teatrale, infine, il film di Burton sembra puntare più sugli aspetti macabri, sacrificando parte dello humour che tingeva l’opera di Sondheim. Il personaggio di Mrs Lovett è per esempio molto meno sopra le righe, soprattutto facendo riferimento all’interprete originale, Angela Lansbury.

Nonostante ciò la visione di questo film rimane un’esperienza esteticamente ricca e adatta ai fan del genere horror\gotico di cui Burton è maestro. La soundtrack gode di una nuova orchestrazione a cura dello stage orchestrator originale, Jonathan Tunick. In questa nuova versione i musicisti coinvolti salgono da 27 a 78. Gli interpreti danno performance solide che avvincono lo spettatore e lo stile esagerato di Burton si adatta bene alla storia sanguinosa delineata da Sondheim.

Insomma, un’esperienza nel suo complesso deliziosa. Più deliziosa che mangiare “un pezzo di prete”!

Categories Musical By Hollywood

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