Affascinante, carismatico, magnetico e… diabolico
Tutti, o quasi, sappiamo chi è il Capocomico: colui che costituisce e dirige una compagnia di attori teatrali. Al giorno d’oggi questa figura è sicuramente caduta in disuso. Sarà difficile incontrarla in un teatro, a meno che non stiate andando a vedere il musical “Pippin”.
In “Pippin” il Capocomico è colui che tira le fila di tutto lo spettacolo e di tutte le vite che attraversano il suo palcoscenico, e non è un eufemismo! In questo show, come in tanti altri, assistiamo ad uno spettacolo nello spettacolo. Ma la differenza questa volta sta nel fatto che realtà e finzione si sfiorano talmente tanto da fondersi.
Incontriamo il nostro Capocomico fin dall’inizio, nell’opening. È lui che avrà l’onere e l’onore di rompere la quarta parete e catturare l’attenzione del pubblico. Con la sua affascinante “Magic to Do” ci invita a seguirlo lungo la trama del suo spettacolo, che la sua compagnia mette in scena.
Ci accorgiamo subito che è una figura enigmatica, magnetica e molto carismatica. Pare proprio un burattinaio, ad ogni suo cenno la scena cambia, i personaggi prendono vita e la trama prosegue.
Non passa molto che cominciamo a conoscere un altro tratto della sua grande personalità: come ogni leader che si rispetti, è severo con i suoi sottoposti, ma a tratti dittatoriale. Lì per lì glielo si perdona, in fondo lo sanno tutti che “il teatro non è una democrazia”.
Così ci lasciamo affascinare dalle sue movenze, dal suo sguardo e dall’energia che sprigiona… Ed è solo alla fine che capiamo quello che forse avevamo solo intuito: la sua sete di controllo e la sua volontà di stupire e rapire a tutti i costi lo spettatore, lo porta ogni sera al suo “gran finale”, che altro non è che l’uccisione del protagonista.
Insomma, questo Capocomico è un personaggio dalle mille sfaccettature, senz’altro una sfida stimolante per qualsiasi attore e performer. Ma la cosa ancora più sorprendente forse è il suo essere interpretabile da “chiunque”. Attenzione, si intende dire che chiunque sia in grado di portarlo in scena, ma che non ci sono limiti di età, sesso o razza. Questo proprio perché le sue caratteristiche più importanti e profonde, non hanno niente a che vedere con questi fattori. Ci basta pensare ai due grandi Capocomici di Broadway: Ben Vereen (nel debutto del 1972) e Patina Miller (revival 2013), uno più azzeccato dell’altro!
E se vi chiedete cosa abbiano in comune questi due, vi basterà vederli in scena qualche secondo per accorgervi dell’energia ammaliatrice ed enigmatica che sono in grado di generare.