Il tempo sospeso della pandemia come a Bomont

Oggi cinema e teatri sono ancora chiusi. Sembra di stare a Bomont in un tempo sospeso

Un anno. E’ passato un anno da quando c’è stato il primo lockdown. Ricordo di aver fatto in tempo a vedere l’ultimo spettacolo di Ghost e poi più nulla. L’emergenza sanitaria ha imposto la chiusura di tutto.

Oggi, per la Diocesi di Milano è il venerdì di Carnevale.

Il rito Ambrosiano fa cadere questa festività il sabato precedente la prima domenica di Quaresina e l’inizio della Quaresima parte la domenica successiva al Mercoledì delle Ceneri. Il Vescovo e patrono di Milano, Sant’Ambrogio, era lontano dalla Diocesi per un pellegrinaggio. Chiese alla popolazione di posticipare di quattro giorni la fine del Carnevale, il tempo necessario cioè per attendere il suo ritorno e dare così inizio ai riti liturgici della Quaresima. E da allora si è sempre fatto così.

La pandemia ancora incombe e oggi non è più Sant’Ambrogio a chiedere di attendere, ma un virus che ci tiene in scacco da più di un anno.

Attendiamo. Tutti. In un tempo sospeso che sembra non avere fine.

Ho avuto occasione di rivedere in questi giorni il film “Footloose”, la prima versione del 1984 con un giovanissimo Kevin Bacon.

In Italia abbiamo visto il musical Footloose nel 2016, una produzione firmata da Stage Entertainment con Riccardo Sinisi, Beatrice Baldaccini, Giulia Fabbri e molti altri volti che oggi sono nomi noti del panorama del teatro musicale.
Ve la ricordate la storia? Immagino proprio di sì.

Nel piccolo paesino di Bomont, il pastore della cittadina ha bandito la musica rock, in seguito a un incidente avvenuto anni prima in cui perse la vita il figlio, di ritorno da un concerto.

Il giovane Ren McCormack, appena arrivato lì da Chicago, non si capacita che si possa vivere senza musica e danza. Con l’aiuto di Ariel, la figlia del reverendo, convince i giovani a ribellarsi e abolire per sempre quell’assurda legge.
Anche per chi non fa spettacolo, ma ha il piacere di assistervi e di continuare a sostenere l’arte come facciamo qui, su Musical Cafè, il momento che stiamo vivendo è senza musica.

Il tempo della pandemia è una sorta di Bomont. Non si può ballare, non ci si può radunare per festeggiare. E’ un tempo sospeso.

I più fortunati hanno continuato a lavorare, altri si sono adattati a nuovi mestieri o si sono reinventati. Abbiamo visto persone vicine ammalarsi e molti non farcela.
E’ un tempo sospeso e triste, seppure le timide vetrine dei negozi ci ricordano le festività, come quella del Carnevale. La magra consolazione è quella di poter comprare delle frittelle o delle chiacchiere da asporto e vedere quei pochi bimbi sfilare in maschera per le vie del centro.

Come a Bomont cerchiamo in ogni modo di continuare a fare arte, lontano dai luoghi della cultura che sono chiusi, di ballare, cantare e recitare al cinquanta per cento, in Dad, sul web, nelle stanze di casa. Perchè, pur essendo sacrosante le restrizioni e il rispetto delle regole, dei malati e della situazione sanitaria difficilissima, non si può vivere senza l’arte, la musica, la danza, l’espressione creativa di sè.

Se Ren in Footloose ci insegna, citando la Bibbia, che c’è un tempo per ogni cosa, chi è artista non riesce a rassegnarsi all’idea che questo è il tempo per piangere e per soffrire.

Questo non è ancora il tempo per danzare.

Se il nostro momento ora è vivere ancora un po’ a Bomont senza il rock, ognuno dovrà trovare la musica dentro di sé: davanti ad uno schermo, in camera, sui social, in un libro o in un film.

Finirà questo periodo. Solo allora potremo festeggiare la vita, appieno, “così com’era agli inizi, così com’è sempre stato ed è così che dovrebbe essere adesso”.

Sarah Pellizzari Rabolini

Vi aspettiamo ogni venerdì per le Chicche di Caffè