La La Land e i rifiuti prima del successo

La La Land fu rifiutato dall’industria cinematografica prima di arrivare al successo.

Non so voi, ma io martedì 5 gennaio guardavo per l’ennesima volta La la Land, in onda su Rai 3.
La storia credo sia nota ai più e come tutto ciò che è arte (e non solo) può piacere oppure no. Soprattutto se si tratta di qualcosa di “diverso” dal solito, qualcosa che si propone come innovativo.

Se la storia raccontata è nota, la vicenda di come il “papà” di La La Land sia riuscito a proporre la sua creatura a Hollywood, forse è meno conosciuta.

Io amo questo film musical del 2016 con Emma Stone, Ryan Gosling, J.K. Simmons, per la regia di Damien Chazelle. Racconta di Mia che sogna di diventare un’attrice, ma tra un provino e l’altro lavora in una caffetteria vicina agli studi della Warner Bros a Los Angeles. Conosce Sebastian, un pianista jazz che desidera aprire un suo locale, che ospiti artisti e musicisti, ma nel frattempo suona nei piano bar o ai matrimoni. I due ragazzi si innamorano e si sostengono a vicenda nel difficile percorso per realizzare i loro sogni.

Senza svelare altro, a beneficio di chi questa pellicola non l’abbia mai vista, la mia riflessione è andata sulla storia del regista e del suo percorso per realizzare un film che è, a mio avviso, “malinconicamente musical”. La sua storia personale e quella del suo “alter ego” Sebastian hanno il sapore degli artisti bohémien, della fatica dell’arrivare a esprimere la propria arte e conciliarla con i sentimenti più intimi della sfera privata.

La La Land, attori, regista e riassunto del film
La locandina di La La Land

Damien Chazelle scrisse la sceneggiatura nel 2010: voleva realizzare un musical “vecchio stile” ed adattarlo alla vita reale. Un lavoro anche in parte autobiografico che omaggiasse quelli come lui, arrivati a Los Angeles per realizzarsi nel mondo dello spettacolo.

Praticamente Chazelle pensò a La la Land quando era ancora uno studente di Harvard, insieme al suo amico e compagno di studi Justin Hurwitz, oggi noto sceneggiatore e compositore che ha permesso alla pellicola di aggiudicarsi, tra i molti riconoscimenti, anche due premi Oscar per la “Miglior colonna sonora cinematografica” e “Miglior canzone originale cinematografica” e due Grammy Awards, sempre per la “Miglior colonna sonora per un film” e la “Miglior compilation sonora per un film o altri visual-media”.

Chazelle ha studiato i musical degli anni Venti e si è ispirato a pellicole orientate al ballo e al jazz e ha voluto inserire richiami a film musicali tra cui Cantando sotto la pioggia.

Insomma, La La Land era un lavoro fresco, nuovo, originale, ma che omaggiava la tradizione e si portava dietro il sapore antico dei classici di sempre.
Quando Chazelle propose il suo film… ottenne solo dei rifiuti.

Troppo di nicchia? Troppo musical? Troppe canzoni? Troppo jazz? Troppo quel senso di artista bohémien dei tempi moderni?

Sicuramente troppo poco commerciale.

E poi chi era questo Damien Chazelle se non uno sconosciuto che tentava di farsi strada nel difficile ambiente dello spettacolo? nessuno scommette su un esordiente!

Così, Chazelle non produsse film per molto tempo perché nessuno era disposto a finanziare un musical moderno con canzoni sconosciute, di un regista e del suo compagno di scuola, praticamente appena usciti dall’università.


Per riuscire ad affermarsi e a realizzare La la Land, lavorò a cortometraggi e altri progetti fino ad arrivare a Whiplash. La trama è avvincente, anche se è molto simile a La La Land per alcuni versi. Chazelle ha in testa quello che vuole comunicare: fatica, sacrificio, passione, determinazione, ma anche musica. Tanta, tantissima. Per questa pellicola riuscì, in un primo momento, ad arrivare a produttori importanti che misero a disposizione un budget di circa 1 milione di dollari, ma che chiesero a Chazelle di cambiare il protagonista maschile: da un pianista jazz a un musicista rock.

Perchè?

Il rock era certamente più commerciale del jazz.


L’avete visto Whiplash? Vi dico solo, sempre a beneficio di chi questa altra bellezza cinematografica se la sia persa, che il protagonista, Andrew Neiman, interpretato da Miles Teller, è un batterista jazz! Niente rock, dunque.
Quindi, quasi arrivato in cima alla montagna, Chazelle non scese a compromessi e disse no, che non era disposto a modificare nulla e mise da parte anche questo importante progetto che vedrà realizzato più tardi. In realtà poi il film uscì, prima di La La Land, e ottenne un successo di critica e pubblico, quasi 50 milioni di dollari in tutto il mondo, tanto da ottenere cinque candidature ai premi Oscar 2015, tra cui Miglior film.

E’ davvero pazzesco Whiplash e solo allora, solo dopo il successo di Whiplash, Chazelle attirò l’attenzione degli Studios.

Ottenne quindi il famigerato e agognato finanziamento per il “suo” progetto, quello di La La Land, il “suo primo amore”, ma Chazelle chiese di aumentare il budget, rischiando un altro rifiuto che per fortuna non avvenne, perchè un musical di alta qualità non poteva essere prodotto a buon mercato.


La storia di questo giovane registra ci fa riflettere su diversi aspetti.

Certamente sulla determinazione, e qui la riflessione è facile. Chazelle ha dimostrato di essere un artista convinto di se stesso, del suo buon lavoro e della sua arte, non disposto a nessun compromesso, se non a quello di “allungare” la strada e passare ad altri lavori prima di arrivare a proporre il suo primo film.

La seconda riflessione è retorica: ai giovani non viene data mai fiducia. E qui si potrebbe aprire un lungo dibattito.

La terza è che chi è del mestiere, i professionisti- quelli che devono decretare con un sì o con un no ciò che la maggior parte delle persone vedrà al cinema o leggerà nei libri, chi orienta i gusti del pubblico promuovendo un prodotto anzichè un altro- preferiscano sostenere quello che già si conosce, di solito quello che è più “commerciale”, anziché rischiare su qualcosa di “culturalmente più interessante”. E anche qui potremmo aprire un ampio dibattito sui settori considerati di nicchia, sulla cultura in genere e sul baratro culturale in cui stiamo sprofondando.

La letteratura e l’arte sono ricche di storie di rifiuti, di ritardi, di no decisi, di spalle voltate. Poi, ovviamente, l’ottenere successo non è garanzia di bellezza o di capolavoro assoluto, ma certo di qualcosa che ha creato notevole interesse.

un esempio noto a molti: Dodici, Dodici furono le case editrici che rifiutarono Harry Potter.

Non vorrei essere nei panni di uno di quei dodici editor che non rispose neanche alla richiesta di lettura del manoscritto della Rowling: una sognatrice che voleva raccontare un fantasy moderno e viveva con il sussidio dello Stato. Figuriamoci! Forse per essere artisti e sopravvivere ai rifiuti, è questa la qualità: saper aspettare e coltivare pazientemente i sogni.

Sarah Pellizzari Rabolini

YouTube Trailer Ufficiale La La Land -01Distribution-

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